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La psicologia…vissuta dal libero professionista! – di Ada Moscarella

Tag: specializzazione

Pubblicato in: Riflessioni esistenziali

Psicologia e ricerca: è colpa delle onde ELF?

Pubblicato il 6 maggio 20142 settembre 2015 da Ada Moscarella

Non sono una sociologa, ma non credo di andare troppo lontano dal vero se dico che in periodi di crisi, i riferimenti istituzionali perdono credibilità agli occhi dei cittadini. Per ragioni più o meno meritate, intendiamoci.

Allo screditamento delle istituzioni si affianca ora un fenomeno più moderno: quello della diluizione delle fonti.

Continua a leggere “Psicologia e ricerca: è colpa delle onde ELF?” →

Pubblicato in: Politica professionale

L’ora delle scelte difficili per la psicologia

Pubblicato il 5 novembre 20138 novembre 2013 da Ada Moscarella

In queste settimane, in cui solo apparentemente sto trascurando il blog e tutti i suoi NUMEROSISSIMI fans, sto cercando di raccogliere materiale per alcuni articoli di “educazione civica” per gli psicologi.

Convinta di dover a tutti i costi contribuire alla costruzione di una cultura di condivisione tra psicologi come se non avessi altro da fare nella vita e come se a qualcuno importasse davvero, mi sono messa in testa di voler ricostruire la storia della politica professionale della psicologia.

Un’impresa che si sta mostrando straordinariamente complicata, a dispetto di una professione assolutamente giovane; in fondo sono nata prima io e poi la professione di psicologo in Italia!

Ma la maggior parte degli psicologi non conosce i principali “partiti” della psicologia italiana, conosce in maniera vaga gli effettivi compiti dell’Ordine, ignora per lo più di avere persino un sindacato!

Credo che le prossime elezioni ordinistiche e il quadriennio che ne seguirà saranno decisivi per capire che strada vogliamo far prendere a questa professione in Italia.

E un eventuale cambiamento pesa sulle spalle della mia generazione, semmai vorrà farsi carico dell’ingrato compito di fare scelte che, inevitabilmente, finiranno per scontentare qualcuno. Noi stessi per primi.

Ma il quadro attuale ci lascia poco tempo per tergiversare.

Con gli attuali trend, si prevede che nel 2016 (che è domani in pratica) ci saranno in Italia 100mila psicologi (un terzo di quelli di TUTTA Europa).

Gli psicologi sono sempre in fondo alle classifiche in quanto a reddito.

Le università continuano a sfornare laureati in psicologia spesso inconsapevoli di cosa faccia realmente uno psicologo e pure di cosa li aspetta, destinati per lo più a restare impantanati in eterne formazioni (spesso cannibaliche) e ad andare a imbottigliarsi nell’unico ramo della psicologia che l’università gli ha messo davanti: la clinica e la psicoterapia.

Colleghi prontissimi e capaci, ma assolutamente impreparati dal punto di vista del marketing e del business, predisposizione e competenze senza le quali la vedo dura affermarsi come liberi professionisti, che è la strada che aspetta ciascuno di noi, a meno di non voler credere che i vari psicologi di base diventino realtà consuete e consolidate in tempi brevi…[ad esempio: lo psicologo del territorio come camminerà?]

E in risposta a questi punti caldi andranno prese decisioni amare.

Limitare l’accesso all’università?

Riformare i corsi di laurea in modo da inserire competenze di marketing e business già negli studi universitari?

Allargare lo sguardo della psicologia già dall’università, allontanandolo dalla clinica?

Riformare l’esame di stato, rendendolo realmente selettivo, fino a stabilire un numero di abilitati che è possibile sfornare ogni anno in misura delle richieste del mercato?

Possibili scontenti? Tutti.

Gli aspiranti psicologi e il loro diritto a studiare e quindi ad aspirare.

Le scuole di specializzazione, che se non hanno studenti come fanno a sopravvivere?

Gli psicologi che campano formando altri psicologi.

Lo Stato, che finirebbe per non poter contare più su una massa di mano d’opera disposta a offrire competenze in forma gratuita nella maggior parte dei servizi del SSN.

Possibili contenti? Tutti!

Ma sarà complicato farlo capire…

[Parlando di numeri, contentezze e scontentezze, vi consiglio la lettura di questo articolo CLIKKA ]

Pubblicato in: Riflessioni esistenziali, Vale la pena

Cento di questi post!

Pubblicato il 18 ottobre 201318 ottobre 2013 da Ada Moscarella

…E siamo arrivati a CENTO.

Questo è il centesimo articolo su questo blog.

Era Febbraio, dopo appena due mesi dall’esame finale per la specializzazione in psicoterapia, quando ho scritto il primo articolo.

Lo so che fa poco marketing, ma la verità è che non avevo un piano preciso.

Ricordo solo che un pomeriggio stavo in macchina, avevo la mia camicia bianca che mi fa effettivamente sembrare un pupazzo di neve e pensai a quanto era stata produttiva la mia mente mentre scrivevo la tesi di specializzazione.

Pensai anche che in quel momento, senza più impegni di scuola, di tirocinio, di alcun tipo di formazione da portare a termine, con la mia attività di docente in psicodiagnosi conclusa, il tempo era davvero tutto mio.

Libera.

Libera e professionista.

Che fare?

Nei momenti di incertezza della mia vita, una sola cosa ha suscitato in me benessere: SCRIVERE.

E’ stato così a 13 anni, perché ora doveva essere diverso?

Usa al meglio quello che hai.

E’ il mio motto nel lavoro clinico, dove, soprattutto negli ultimi anni nel reparto di Tossicologia, ho lavorato con pazienti gravi e cronici.

Quel pomeriggio in macchina mi chiesi se non lo si potesse usare anche per la vita da professionista.

Cosa avevo allora?

Avevo facilità e rapidità di scrittura, credo superiore alla media (vi pubblico un articolo a settimana solo per non sembrare ipomaniacale 😀 )

Dimestichezza con internet.

Avevo la ferma convinzione che il confronto, la colleganza, il fatto di non sentirsi soli ad affrontare un percorso di crescita professionale, potesse moltiplicare gli stimoli e rendermi più preparata alle inevitabili frustrazioni.

Avevo questo.

Foto: 100 di questi post :)Oggi si festeggia #senzacamice!Dopo 100 articoli ce l’ho ancora 🙂

E ho anche qualcosa in più.

Ho nuovi amici per confrontarmi e avere nuove idee, qualche fan, per dare soddisfazione al mio narcisismo e qualche detrattore, perché se nella vita vai bene a tutti, stai proprio sbagliando qualcosa!

Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Referendum: Le ragioni del sì e le ragioni del no

Pubblicato il 7 giugno 20137 giugno 2013 da Ada Moscarella

Ho preparato una presentazione sintetica sulle diverse posizioni referendarie.
Spero innanzitutto che non lo troviate (troppo) fazioso, che sia di vostro gradimento e  e che vogliate condividerlo con tutti i colleghi che vogliono fare una scelta di voto consapevole!

[Mi è riuscita così bene, che qualcuno mi ha chiesto – Ah, ma allora tu voti no? – ]

Pubblicato in: Collaborazioni, IoPsicologo Magazine, Libero Professionista, promozione professionale, Riflessioni esistenziali

Libera coscienza in Libero professionista. Il marketing è un peccato mortale? – Su IoPsicologo Magazine n.3

Pubblicato il 20 maggio 201322 maggio 2013 da Ada Moscarella

Come promesso, oggi potrete leggere su IoPsicologo Magazine (scaricate l’intera rivista qui) il mio articolo dal titolo

Libera coscienza in Libero Professionista. Il marketing è un peccato mortale?

Lo troverete a pagina 29. Ma mentre ci arrivate, perché non soffermarvi sui tanti contenuti inseriti dai colleghi?

E quando avete finito, perché non proseguire la lettura?

Vi ingolosisco con l’incipit dell’articolo, sperando che sia di vostro gradimento, come tutta la rivista 🙂

Sei libero.
Libero di scegliere quando lavorare e quando no, libero di scegliere cosa fare e cosa no.
E poi sei schiavo.
Schiavo dell’idea che l’unica persona da cui dipende un attivo alla fine del mese sei tu.
Non è possibile scappare dal marketing e dalla pubblicità, anche se non ti è mai parso che Freud si fosse occupato di questo e nemmeno all’università qualcuno si è mai sognato di fartene cenno.
Marketing e pubblicità.
Peccati mortali?

Il resto…a pagina 29 della rivista! clikka

La rivista è disponibile anche su tablet e smartphone, sempre gratuitamente 🙂

Intervista doppia sul referendum sull’articolo 21

Video• Pubblicato il 13 maggio 201313 maggio 2013 da Ada Moscarella
Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Il punto “Porta a Porta”: politica professionale e psicologia

Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

E veniamo al punto politico e critico.

Siamo neonati.

Nasciamo ufficialmente il 18 Febbraio 1989, con la legge n.56 che istituisce la figura di psicologo e dà i natali ai vari Ordini Professionali (Nazionale, Regionale e alcuni provinciali).

Per far capire quanto è recente, io avevo già 6 anni; quando inizierò l’università nel 2001, si era appena al terzo quinquennio di nascita dell facoltà (e comunque mi sarei beccata quella sciagura che è stato il 3+2…)

E’ questa gioventù legislativa che giustifica la presenza di molti psicologi della primissima generazione che non sono laureati in psicologia, ma in sociologia, filosofia, lettere.

Questa la definizione di professione dell’Art.1 della Legge 56/89

“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”

[Qui un commento alla legge]

Nel 1998, a seguito di una segnalazione dell’Antitrust, in merito alle scuole di counseling e simili, all’Ordine Nazionale viene fatto l’invito a specificare quali sono gli atti tipici della professione di psicologo.

Dal 1998 a oggi nessuno si è occupato della faccenda.

Silenzio radar.

Colpevole pigrizia o persino malafede?

Molti sono i professori universitari, i docenti delle scuole di psicoterapia che organizzano corsi di counseling, coaching e simili spesso negli stessi istituti di specializzazione e spesso pure nelle stesse aule in lezioni unificate.

Dal sonno qualcuno si è destato appena appena nel 2011…

Fate i conti voi del letargo.

Accade che l’Ordine della Lombardia proponga alle scuole di specializzazione lombarde di aderire, a titolo volontario, a una Carta Etica, ossia un documento circa la condotta e la qualità della formazione per la tutela degli specializzandi e soprattutto degli utenti.

Qualcuno non si limita a non aderire (non era obbligato a farlo) ma decide di trascinare l’Ordine Lombardo in Tribunale, prendendo un paio di scoppole sia in primo sia in secondo grado.

E’ quindi appena dal 2011 che la politica professionale si è ridestata dal letargo.

Che gioia…

La modifica dell’articolo 21 è un passo che ha senso solo se ad essa si accompagna una più chiara ed operativa definizione degli atti tipici dello psicologo.

La nostra politica professionale è terribilmente colpevole di questa pigrizia.

Io spero in una grande partecipazione a questo referendum, indipendentemente dal suo risultato.

Se amiamo questa professione non possiamo essere compartecipi di alcuno stato comatoso.

Ora noi giovani psicologi possiamo lamentarci di patire le conseguenze di quanto arronzato in passato, ma se non ci decidiamo a partecipare alla politica professionale, alla promozione del suo ruolo nella vita quotidiana, alla sua tutela, neanche di lamentarci avremo più il diritto.

Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Referendum: l’articolo 21

Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

…Passiamo ora ai fatti…

Si dice che…la modifica dell’Articolo 21 chiuderebbe allo psicologo spiragli lavorativi soprattutto in ambito formativo.

Paura eh?

Così come è proposta, nella modifica non sta scritto da nessuna parte che non possiamo fare formazione a infermieri, insegnanti, medici, ecc…

Forse sarà per questo che né medici, né insegnanti, né infermieri si sono impegnati a scrivere “lettere aperte” per invitare gli psicologi a votare “no” a questo referendum.

Diciamola senza troppi giri di parole: il nodo sono i counselor e le professioni affini, ma soprattutto i loro corsi di formazione.

Come già scritto nelle passate settimane nel mio discorso ateo e materialista, non ho nessun particolare pregiudizio nei loro confronti, e credo anzi che se esiste un profilo professionale (ovviamente diverso dallo psicologo, sennò fai lo psicologo no?) ulteriore che può portare benessere alla vita delle persone, ben venga.

E’ che non capisco il punto.

Semmai dovesse passare la modifica dell’Articolo 21, per i counselor cosa cambia?

Io sono ben disposta a condividere informazioni e conoscenze psicologiche, come faccio con i miei “badanti”, a patto naturalmente di non farlo in corsi che descrivono la figura professionale formata in questo modo (per fare un esempio)…

La figura professionale di counselor, in possesso degli strumenti di psicologia comportamentale e di sociologia, è in grado di intervenire nella soluzione dei disagi psichici e di disadattamento, fornendo i consigli utili alla riappropriazione dell’autostima ed al conseguente miglioramento delle capacità relazionali del soggetto.

…perché presterei un servizio in un’attività ingannevole che fa ritenere, a chi segue un corso del genere (e suppongo pure nella totale buona fede!) che può fare cose che sono invece caratteristiche dell’attività di psicologo.

Ma visto che i counselor non svolgono attività di pertinenza dello psicologo (giusto?) sono lieta di rassicurarli che per loro non c’è nessun problema!

Anzi, dirò di più!

Io vengo a insegnare proprio molto volentieri!

E voglio persino esagerare!

Io sarò lietissima di segnalare loro qualunque corso faccia erroneamente credere all’utenza che fanno gli psicologi in maniera abusiva, di modo da difendere innanzitutto i cittadini, poi la mia amata professione e pure la loro, in vista magari di fruttuose collaborazioni.

Ora che rileggo queste ultime righe, può sembrare che io scriva con ironia, acidità e pure un po’ di saccenza.

Non è così.

Se c’è livore, questo non è rivolto a chi desidera essere d’aiuto al prossimo.

E’ rivolto a chi, per superficialità, impreparazione, frettolosità, cinismo, guadagno, si improvvisa e fa improvvisare persone guidate dalle migliori intenzioni nella presa in carico di quel diritto costituzionalmente garantito all’articolo 32, che è la SALUTE.

[Aggiornamento: 1 Giugno 2013 – Qui potete leggere  le ragioni del NO spiegate da psicologi per gli psicologi. Le ragioni del No continuano a non convincermi, ma mi sembra opportuno dare la possibilità di leggere entrambe le campane. Soprattutto in considerazione del fatto che, a dispetto di quanto possa scrivere qualcuno, in realtà la maggior parte dei colleghi di questo referendum non sa proprio niente. E questo è estremamente sconfortante]

Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Il Referendum degli Psicologi

Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

Troppi pensieri.

Bisogna fare ordine.

Iniziamo col dire che…le professioni come il medico e lo psicologo sono organizzate in Ordini e ce le teniamo così, altrimenti questo blog diventa una puntata di Porta a Porta, che parla di massimi (cioè minimi) sistemi, dimenticandosi la concretezza dei fatti.

Siamo organizzati così, al momento questa non è una cosa che cambierà e quindi, ci piaccia o meno, ce la teniamo. Quindi stop, niente sogni e voli pindarici su abolizioni di ordini, solo ordine nazionale, solo ordini regionali, solo ordini del nord che si trattengo il 75% delle iscrizioni, niente di tutto questo.

La concretezza di questo referendum è: vogliamo cambiare il codice deontologico?

Sull’articolo 1 e 5 c’è poco da dire, se non ribadire le perplessità sulla fine che faranno i liberi professionisti in merito alla formazione continua: saranno ECM anche per noi, sì o no? Sarà l’ultimo gradino del cannibalismo formativo reciproco? Gli Ordini si attrezzeranno per venirci incontro, soprattutto economicamente?*

La suspance è tanta, soprattutto per il mio portafoglio…

Ma il nodo cruciale e più discusso è l’articolo 21.

Quello che attualmente recita così:

Art. 21
Lo psicologo, a salvaguardia dell’utenza e della professione, è tenuto a non insegnare l’uso di strumenti conoscitivi e di intervento riservati alla professione di psicologo, a soggetti estranei alla professione stessa, anche qualora insegni a tali soggetti discipline psicologiche. È fatto salvo l’insegnamento agli studenti del corso di laurea in psicologia, ai tirocinanti, ed agli specializzandi in materie psicologiche.

…e che si vorrebbe modificare così:

L’insegnamento dell’uso di strumenti e tecniche conoscitive e di intervento riservati alla professione di psicologo a persone estranee alla professione stessa costituisce violazione deontologica grave.
Costituisce aggravante avallare con la propria opera professionale attività ingannevoli o abusive concorrendo all’attribuzione di qualifiche, attestati o inducendo a ritenersi autorizzati all’esercizio di attività caratteristiche dello psicologo.
Sono specifici della professione di psicologo tutti gli strumenti e le tecniche conoscitive e di intervento relative a processi psichici (relazionali, emotivi, cognitivi, comportamentali) basati sull’applicazione di principi, conoscenze, modelli o costrutti psicologici.
È fatto salvo l’insegnamento di tali strumenti e tecniche agli studenti dei corsi di studio universitari in psicologia e ai tirocinanti . E’ altresì fatto salvo l’insegnamento di conoscenze psicologiche.

Cerchiamo allora di capire innanzitutto qual è la natura dei questo articolo, la ragione della sua esistenza.

Il diritto alla Salute è riconosciuto dalla nostra Costituzione (il lettore qui la smetta di ridere pensando a tutte le personali esperienze di malasanità…).

Se un medico inventasse il corso di “bisturologia” e lo aprisse a tutti coloro che in casa hanno coltelli e insegnasse loro una tecnica di incisione chirurgica e mentre insegna faccia credere, più o meno esplicitamente, ai suoi allievi

andate per il mondo, ora avete la competenza per  fare incisioni chirurgiche!

mette in pericolo la salute del cittadino che, maldestramente, per un’unghia incarnita può trovarsi nello studio del bisturologo che gli amputa il dito.

Se uno psicologo inventasse il corso di “Interpretazione dei disegni carta e matita” e lo aprisse a tutti coloro che sono in possesso di un foglio A4 e un lapis, facendo credere loro di poter fare diagnosi attraverso il solo disegno, metterebbe in pericolo la salute del cittadino, che si rivolge a lui per un bambino un po’ inquieto e si ritrova con la diagnosi di chissà che.

Lo psicologo, come il medico, è una professione sanitaria, coinvolta cioè nello stato di salute del cittadino.

Lo scopo per cui esiste l’articolo 21 del nostro Codice Deontologico è questo: insegnare a chi non è psicologo a fare lo psicologo significa, di fatto, sostenere un abuso di professione, che a sua volta è un attentato alla salute del cittadino.

Ma questo significa pure che dobbiamo starcene ciascuno per i fatti propri, chiusi dietro i muri della propria sapienza?

A parte il diritto al libero accesso al sapere (e mica qui qualcuno vuole vietare di comprare un libro di medicina o di psicologia…), ha senso in un campo complesso come quello della salute starsene trincerati ognuno dietro i suoi libroni?

Questo è il mio sapere, questo è il tuo, fatti più in là!!!

Una volta ho seguito un seminario di psicofarmacologia rivolto a psicologi ed educatori di comunità. Il medico che l’ha tenuto stava forse favorendo un abuso di professione medica?

Durante il seminario non ci sono stati forniti ricettari, non ci è stata spiegata la posologia dei farmaci, mai ci è stato fatto credere che avremmo potuto prescrivere qualcosa, ma ci sono state trasmesse conoscenze che ci avrebbero aiutato a svolgere al meglio il nostro lavoro di psicologo ed educatore.

Ora so, ad esempio, che alcuni psicofarmaci incidono sull’attività sessuale. Dovessi avere un paziente che assume questo tipo di farmaco, non sarò impreparata rispetto a ciò che potrebbe capitare.

Alcuni psicofarmaci comportano un aumento dell’appetito: se un educatore di comunità si ritrova un ragazzo che svuota la dispensa, forse potrà avere un quadro più chiaro della situazione ed essere un educatore migliore.

Quando ai miei futuri badanti faccio lezione sulla comunicazione o le emozioni non insegno loro a fare diagnosi. Insegno loro a gestire stati emotivi derivanti da un lavoro stressante in modo più adeguato ed efficace. Faccio in modo che siano badanti più bravi.

E fin qui i contenuti dell’articolo 21…

[* Aggiornamento 12 Maggio 2013: Riguardo alla modifica dell’articolo 5 ho trovato quest’articolo del collega Federico Zanon che sembra mettere chiarezza.

Riporto:

CHI ACCREDITERA’ GLI EVENTI E I FORMATORI?

Il CNOP avrà il compito di accreditare i formatori, siano essi enti formativi, associazioni, organizzazioni o anche singoli professionisti.

Agli Ordini regionali avrà invece il compito di accreditare gli eventi, presentati dai soggetti già accreditati dal CNOP come formatori.

Quindi, per chi volesse fare formazione per gli psicologi: prima ci si fa accreditare dal CNOP a livello nazionale come formatori, poi si fanno accreditare i singoli eventi dagli ordini regionali.

L’articolo completo qui CLIKKA

Ulteriori approfondimenti e novità qui ]

Ignazio Marino e la Sanità: L’acqua calda

L’acqua calda

“L’Oms ha dichiarato che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità al mondo dopo le cardiopatie. Come sindaco garante della salute dei cittadini, penso a un assessorato alla qualità della vita. Gli studi del medico di base devono diventare dei veri e propri centri di salute territoriale con la presenza dello psicologo almeno una volta a settimana”.

Il problema è che queste parole così illuminate escono dalla bocca della stessa persona che per un anno si è spellato le mani per applaudirsi della chiusura degli scandalosi OPG per marzo 2013.

Quando facevo osservare, non credo con una lungimiranza particolarmente geniale, che a tanto rumore di mani non seguiva mai una chiara spiegazione di che fine avrebbero fatto i pazienti trattenuti negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, non ricevevo mai risposta.

Ma è bastato aspettare.

La risposta è giunta a Marzo 2013, appunto, quando all’ultima settimana tutti si sono accorti che non c’era un piano di fuoriuscita e quindi…oh! Tutto rimandato a marzo 2014.

E come saremo messi a marzo 2014?

La voglio vedere la Lorenzin che risolve il problema, la voglio proprio vedere…

Link• Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

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