Cosa fa un counselor?
Non me ne vogliano loro e lungi da me passare per guerrafondaia tra i colleghi, ma ho difficoltà a capire cosa facciano di diverso dallo psicologo.
La mia difficoltà si acuisce quando mi imbatto nella lettura dei programmi di alcuni corsi e sento un senso di familiarità.
Si! Certo! E’ il programma della triennale di psicologia, ma senza gli esami pallosi come pedagogia, statistica, antropologia, storia della medicina.
[*aggiornamento: si acuisce ancora di più quando leggo descrizioni di profilo professionale di questo tipo:
Descrizione del profilo professionale. La figura professionale di counselor, in possesso degli strumenti di psicologia comportamentale e di sociologia, è in grado di intervenire nella soluzione dei disagi psichici e di disadattamento, fornendo i consigli utili alla riappropriazione dell’autostima ed al conseguente miglioramento delle capacità relazionali del soggetto. ]
Poi magari capita pure di ascoltare alcuni docenti di questi corsi, guarda caso psicologi e psicoterapeuti, che affermano con chiarezza cristallina che i corsi di counseling servono per rispondere alla domanda di psicologia da parte dei cittadini…
…E allora farò un discorso ateo e materialista.
Ammesso pure che i counselor non facciano un lavoro poi tanto diverso dal mio, non mi importa molto. Non mi rendono “paranoica” sul furto di fette di torta, perché credo che il libero mercato sarà il giudice del lavoro di tutti. Dirò di più: penso che non sia assolutamente da escludere che in giro ci siano counselor più bravi di me, non ho la presunzione di credere che più pezzi di carta ti rendano necessariamente più bravo.
Certo, la disuguaglianza dei percorsi mi è lievemente irritante.
Ad esempio io prima di 7 anni (3+2 università + 12 mesi di tirocinio + 6/8 mesi per l’esame di stato) sono stata praticamente obbligata a stare fuori dal mercato del lavoro per quanto riguarda la mia professione.
Alcuni corsi di counselor sono rivolti a diplomati e hanno durata di 6 mesi. Quindi, mentre io finivo il primo anno di università qualcuno poteva già aprirsi lo studio e lavorare.
Qualcosa non va.
Con l’approvazione recente della legge sulle professioni non ordinate mi è più volte venuta voglia di iscrivermi a una di queste associazioni di counseling e smettere di pagare l’Ordine. Tanto poi chi lo sa quali tecniche uso nel mio studio? Qualcosa ancora non va, naturalmente, anche rispetto alla salute del cittadino, che al momento in cui mette in gioco la propria salute, vorrebbe essere tutelato…ma non voglio toccare questo argomento perché del cittadino si (dis)occuperà lo Stato.
Del professionista, invece, si occuperà il suo Ordine professionale.
Quando, innocente, chiesi cosa si potesse fare per meglio definire i confini della nostra professione rispetto a quelli delle emergenti “professioni di aiuto”, ci fu una lieve risatina, e una risposta sorprendente…ossia che era consigliabile NON FARE NULLA, in quanto eventuali azioni avrebbero favorito una definizione di campo del mestiere di counselor.
Se anche così fosse…MI SEMBRA PROPRIO OTTIMO! Così finalmente posso capire cosa fanno di diverso da me! (e non lo dico polemicamente, lo dico con sincera curiosità!).
E’ meglio per me, è meglio per i futuri studenti che possono scegliere tra un percorso con una formazione minima di 7 anni e uno con una formazione minima di 6 mesi, è meglio per i cittadini che hanno bisogno.
Che ragionamento ambiguo…sembra che quasi-quasi siamo noi psicologi a dover nascondere qualcosa…
Forse nascondiamo che molti counselor li formiamo noi? Peggio: forse chiudiamo gli occhi sul fatto che molti counselor sono formati in ISTITUTI DI PSICOTERAPIA, con tanto di lezioni unificate, rivolte ai futuri counselor e ai futuri specializzandi in psicoterapia?
E’ in dirittura d’arrivo un articolo sul referendum proposto agli iscritti all’Ordine per la modifica dell’Art.21 del nostro Codice Deontologico rispetto al quale si pone una domanda molto interessante: perché le associazioni di counseling ci scrivono addirittura le lettere per invitarci a votare no? Per loro cosa cambia?
Hai ragione, ogni tanto fare discorsi atei e materialisti fa molto bene alla comprensione e alla chiarezza!
hai ragione, essere atei non è un pro forma. e la materia, quando si chiama “sofferenza” è tutt’altro che ambigua. A me sta faccenda di “professionisti velocemente preparati” non piace affatto. La superficialità non è ciò di cui ha bisogno uno che soffre. Di ben altro..di ben altro.. E anche 7 anni potrebbero non bastare..
Fai bene a metterti in dubbio, continuiamo a crescere
Se potessi avere la bacchetta magica, penso che della mia formazione mi risparmierei un anno di università. Ma credo di dirlo più per meri fatti organizzativi che formativi. Io sono capitata in mezzo al passaggio 5 anni -> 3+2 che per la SUN quell’anno è significato, sostanzialmente, condensare gli esami che facevi in 5 anni in 3. Seguivamo gli esami con i quinquennalisti e facevamo con loro anche gli esami. Esami che loro facevano al III anno noi ce li ritrovavamo al I semestre. Non ero pronta. Ma forse questo è un aspetto personale. Poi ho cambiato università e sono stata molto felice. Nella sostanza credo che non cambierei nulla del mio percorso formativo sia universitario sia di tirocinio. Cambierei alcune condizioni, ma non la sostanza. Perchè ho imparato e pure quando non volevano farmi imparare, ho imparato lo stesso.
Oggi posso definirmi giovane terapeuta sistemica con coscienza di limiti e potenzialità e sono felice di quello che sono, lavoro con coscienza e serenità con i miei pazienti. Ho costruito una rete di relazioni professionali con i pari e con i più esperti che mi permettono di fare questo.
Non escludo che qualcun altro possa arrivare a questo punto con un altro percorso, anche più breve.
Ma chiariamo le cose, non facciamo il gioco delle tre carte.
Si prenda una strada.
Vogliamo deregolarizzare tutto? Mi va bene, aboliamo gli ordini e lasciamo che sia il mercato a decidere. E’ una strada e io non la escludo.
Vogliamo invece considerare la tutela della salute del cittadino una cosa di cui lo Stato si deve occupare? Le strade da seguire sono altre.