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La psicologia…vissuta dal libero professionista! – di Ada Moscarella

Tag: psicoterapia sistemica

Pubblicato in: Politica professionale, Riflessioni esistenziali

La Compagnia degli Psicologi – Contro il potere dell’anello!

Pubblicato il 19 settembre 201314 settembre 2014 da Ada Moscarella
“Un Anello per domarli tutti, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli”.

[AVVERTENZA: Si avvisano e rassicurano i lettori che nessun Hobbit è stato maltrattato per la stesura di questo post ]

Dopo essermi atteggiata per un paio di settimane a grande sapiente che si rivolge ai futuri colleghi come se io avessi 100 anni, è ora di dire anche qualcosa su cosa può fare la mia generazione di psicologi per questa professione.

Per “mia generazione” intendo quelli dei colleghi che ora hanno 30-40 anni al massimo. Quelli che sono nati quasi in contemporanea con la nascita di questa professione che, ricordiamocelo, in Italia legislativamente nasce appena nel 1989.

Non accade solo nelle puntate di Porta a Porta, è un vizio proprio tutto italiano, quello di masturbarsi intellettualmente nell’analisi delle situazioni senza mai fare il passo successivo, ossia

…stando così le cose, che vogliamo fare?

Vogliamo non iscriverci a psicologia e fare altro?

Vogliamo fare gli psicologi e cannibalizzare i colleghi?

Vogliamo fare gli psicologi e stare chiusi nello studio ad aspettare?

Vogliamo fare gli psicologi e girovagare alla ricerca di una raccomandazione?

Vogliamo fare gli psicologi e fare 100 anni di volontariato nell’attesa che qualcuno abbia pietà di noi?

Vogliamo fare gli psicologi che in realtà fanno gli addetti alla cucina e alla pulizia dentro una cooperativa?

Delle alternative di cui sopra credo che l’unica efficacemente percorribile sia la prima. Chi, con miopia, si accomoda in una delle successive fa del male a sé e alla categoria.

Si fa irretire dal potere dell’anello.

Oppure.

Oppure vogliamo essere psicologi che pensano a come sfruttare trasversalmente le proprie competenze? Gli psicologi che non si vergognano di parlare di marketing e guadagno? Gli psicologi che un anno o due di volontariato va bene per fare esperienza, ma poi si riconoscono limiti e risorse e iniziano a vivere e pensare da professionisti quali sono? Gli psicologi che, constatato che l’attuale sistema non va granché bene, si impegnano per cambiarlo? Gli psicologi che se mettiamo insieme il mio orticello e il tuo orticello facciamo una gran bella azienda agricola, invece di vivere nella paranoia?

Qualche anno fa accadde un episodio che ricordo tra i più spiacevoli della mia vita umana e professionale. In un contesto istituzionale, un gruppo di noi faticò molto per cercare di avviare un progetto. Si facevano orari piuttosto proibitivi e si stava pure con soggetti a rischio. Eravamo un gruppo di giovani, qualcuno si stava specializzando, qualcun altro stava per abilitarsi. Quando si trattò di passare alla fase concreta, ossia quella dove si sarebbe potuto vedere anche qualche soldo, d’improvviso si materializzò il collega che non aveva fatto le albe con noi, non aveva fatto le notti a scrivere relazioni, penso non avesse nemmeno mai visto uno dei suddetti pazienti, niente, nessuno l’aveva mai visto. Ma due e due quattro, ci scippò il progetto da mano.

Ricordo me stessa, chiusa in una stanza con i ragazzi con cui avevo lavorato, che battevo i pugni sulla scrivania dicendo

che caz*o ci insegnano! Non si fa così! Non dobbiamo imparare a essere così!

E’ il potere dell’anello. Ti irretisce, rendendoti però miope. Tutto quello che vuole l’anello, infatti, è semplicemente tornare dal suo padrone. E’ tuo ma non ti appartiene.

Esiste un solo signore dell’anello, solo uno può piegarlo alla sua volontà ed egli non divide il potere!

E lo stesso credo accada a chi sceglie questo modo di vivere la professione.

La mia generazione in questo momento è nella più ingrata delle fasi. Quella in cui può avviare un cambiamento dei cui frutti godrà molto meno di quanto non meriti. Ammesso che ce ne siano…

Ma davvero non abbiamo molta scelta.

Riuniti a Gran Burrone, presso Re Elrond, uomini, elfi e nani litigano a lungo sulla loro condizione. Si scagliano reciprocamente colpe e vecchi rancori.  Finché Frodo, il piccolo Hobbit, non si alza e dice

Porterò io l’Anello a Mordor. Solo… non conosco la strada.

Ecco. La nostra comunità in questo momento è riunita a Gran Burrone.  E discute, a volte litiga.

Ora bisogna che ci si inizi ad alzare dagli scranni e formare una compagnia.

Altrimenti l’Oscurità ci coglierà tutti!

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Pubblicato in: Politica professionale, Riflessioni esistenziali

Una scoperta sconcertate: sono una counselor!

Pubblicato il 18 giugno 201319 giugno 2013 da Ada Moscarella

Sì, l’ho appena scoperto e ora sono in piena crisi di identità! Ho buttato quattro anni della mia vita???

Ho appena scoperto che sono una couselor perché mi hanno spiegato che la differenza tra la psicoterapia e il counseling (fatto da un counselor) è che il secondo non lavora sull’inconscio!

Ma nemmeno io lavoro sull’inconscio!

Io mi accingo a fare psicoterapia sistemico-relazionale! Io e i pazienti insieme scoviamo limiti e li trasformiamo in risorse! Sfruttiamo le potenzialità dei sistemi!

Inconscio? Ma quale inconscio! In quattro anni di scuola di specializzazione non me ne ha parlato praticamente nessuno!

Cosa significa questo? Che sono stata tratta in inganno???? Che credevo di stare specializzandomi in psicoterapia e invece stavo diventando una couselor perché non so come si lavora sull’inconscio???

Aiutatemi, vi prego! Una crisi d’identità a 40 gradi è intollerabile!!

Pubblicato in: Politica professionale, Referendum Codice Deontologico

C’è chi dice no (alla modifica dell’art.21 del C.d.)

Pubblicato il 4 giugno 20136 giugno 2013 da Ada Moscarella

Dopo l’intervista doppia che vi avevo postato qui (CLIKKA per rivedere) vi avevo lasciato indietro con le mie osservazioni circa quanto esposto dai colleghi sulla modifica dell’art. 21 del nostro C.d.

La premessa:

io credo innanzitutto che la tutela della nostra professione sarà tanto più solida quanto più sarà attiva e non “difensiva”.

A partire da questo numero ho iniziato a collaborare con la rivista Io Psicologo (qui, a pagina 29 potete leggere il mio articolo) e in particolare ho deciso di occuparmi di marketing e libera professione. Nei prossimi mesi usciranno diversi miei articoli sulla rivista e tutti sono caratterizzati da un filo conduttore: il richiamo, forte, ai miei colleghi (e a me stessa ovviamente) a impegnarsi in una promozione sempre più efficace. E non solo per mera “sopravvivenza commerciale”, ma per autentico dovere morale: le persone in difficoltà DEVONO sapere che c’è chi può aiutarle.

Tanto più noi psicologi ci impegneremo a utilizzare tutti i nostri strumenti e tutte le nostre conoscenze per proporre iniziative che rispondono ai bisogni e ai mezzi, soprattutto economici in questo momento, delle persone, tanto più la nostra professione sarà promossa e tutelata.

Mi piacerebbe fosse questa la strada principale che guida un Ordine professionale, mi piacerebbe fosse questo lo spirito guida della nostra comunità.

E’ anche per questa ragione che provo una sostanziale indifferenza per le altre professioni, le cosiddette “professioni della relazione d’aiuto”, sdoganate dalla recente legge 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate” . Non trovo utile stare lì a lagnarsi o a fare loro le pulci; pensiamo invece a fare il nostro lavoro, professionale, sul campo, quello quotidiano di tutti i giorni, e “politico”, scuotiamoci dal sonno in cui colpevolmente ci siamo adagiati per anni.

Non mi importa dei counselor&co. perché fino ad ora ho sentito solo di sentenze che condannano coouselor, psicopedagogisti e simili per l’esercizio abusivo della professione di psicologo, non mi è mai capitato di leggere il contrario…

Una sempre più precisa definizione degli atti tipici dello psicologo, più chiaramente comprensibili al pubblico e soprattutto al legislatore, avrà solide fondamenta per impiantare le sue radici nella promozione attiva. A quel punto saranno tutti gli altri a dover capire quali sono i loro di atti tipici e non noi ad andare a fare le pulci agli altri. Ribadisco la mia posizione: se esistono ALTRI profili professionali che possono aiutare le persone a stare meglio, BEN VENGANO, io sarò felicissima di collaborare con loro.

Questo lunga premessa per dire che, innanzitutto, non sono una guerrafondaia e che davvero mi incuriosisce molto la posizione del “no” a questo referendum, soprattutto da parte dei colleghi.

Avevo già letto (con molta pazienza…era lunghissimo) un primo articolo della collega Anna Barracco (qui) dove spiegava le ragioni del no e ora ho ascoltato la sua intervista.

Le mie perplessità su questa posizione referendaria, ahimè, sono restate intatte.

Sono rimasta colpita innanzitutto dalla prima motivazione che dovrebbe spingermi a votare no: se passa la modifica dell’art.21 poi mi spavento di fare formazione. Il tiro è stato aggiustato in corsa: se all’inizio si parlava esplicitamente e in maniera terrorizzante di “chiusura di sbocchi occupazionali” perché non avremmo potuto fare formazione a nessun altro se non ai nostri colleghi [qui un esempio di terrore], ora si parla di paura che improvvisa dovrebbe colpirci.

Sarò una temeraria evidentemente…perché non riesco a trovare questo aspetto sorprendente. Non riesco nemmeno ad attivarmi una paranoia del tipo

cos’è che non colgo?

Sarà che ragiono sempre in maniera concreta…

Domanda: ai badanti cui faccio lezione insegno io a fare gli psicologi?

Risposta: No.

Domanda: se a degli insegnanti insegno cosa sono i DSA, insegno io a fare gli psicologi?

Risposta: no.

E potrei andare avanti all’infinito sena avere paura proprio di nulla…

Altra motivazione che dovrebbe portarmi a votare no: l’art.21, anche se modificato, non farà sparire counselor&co. E’ vero, lo so e sinceramente non me ne frega niente. Io non voglio far sparire proprio nessuno. Voglio invece che chi tra i miei colleghi, per facile lucro per lo più, avalla situazioni che favoriscono l’abuso di professione, venga punito. E non per puro sadismo, ma perché l’abuso fa male alla categoria ma soprattutto mette a rischio i cittadini. E sì, trovo pure che questa sia una violazione deontologica grave.

C’è poi il discorso “negli altri Paesi non è così”. Beh…non voglio apparire acida, ma negli altri Paesi un mucchio di cose non sono esattamente come in Italia, nel bene e nel male.

Parlare di sistemi di accreditamento, sognare la cancellazione dell’art.21 perché incostituzionale, è parlare di un mondo che non c’è. Tanto varrebbe cancellare la legge che istituisce la nostra professione. Potrei pure essere favorevole a un’idea simile, intendiamoci, ma al momento la realtà è un’altra, e se proprio dobbiamo abolire il nostro ordine, allora aboliamoli tutti, mica vogliamo essere gli unici fessi? All’interno delle attuali normative italiane, proporre l’argomentazione “dagli altri non è così” non mi pare sensato, è come scotomizzare totalmente il contesto all’interno del quale ci troviamo.

Insomma, per quanto mi sforzi di trovare ragioni convincenti per votare no alla modifica dell’art.21 non ci riesco.

A meno di improvvise epifanie, credo proprio che voterò sì, senza spavento e senza paura.

Anche, però, senza attese messianiche o paternalistiche (da sistemica, mi ha fatto sorridere l’affermazione della collega 🙂 ).

Non è certo all’interno di questa modifica che si risolvono le questioni derivanti da 20 anni di coma della nostra politica professionale, da 20 anni di prevalenza e tutela di un indirizzo sanitario a discapito di quella della prevenzione e della tutela del benessere e da 20 di disinteresse per i liberi professionisti.

La mia speranza è che il coinvolgimento in questo referendum sia alto, pure se le pratiche del voto si prospettano farraginose (i kit dovevano arrivare a fine maggio, qualcuno ne ha notizia?).

Al contrario della collega Barracco, io non vedo tensione all’interno della nostra comunità (ma forse la mia percezione è legata alla mia realtà regionale).

Magari!

Ci sarebbe energia, Whitaker e pure io ne saremmo felici! Ci sarebbe terreno fertile per le idee!

Invece io sento svilimento, disinteresse un “tanto che ne parliamo a fare”, un sostanziale scollamento fra ciò che fa l’Ordine, realtà professionale e realtà civile che francamente mi preoccupa…

[Aggiornamento 4 Giugno 2013: qualcuno inizia a riferirmi che i kit stanno arrivando. BUON VOTO A TUTTI ALLORA! 🙂 ]

FISCALITA’ DI BASE PER LO PSICOLOGO

FISCALITA’ DI BASE PER LO PSICOLOGO
CLIKKA QUI per la presentazione proposta dall’Ordine degli Psicologi Lombardo

Digressione• Pubblicato il 27 maggio 201327 maggio 2013 da Ada Moscarella
Pubblicato in: Collaborazioni, IoPsicologo Magazine, Libero Professionista, promozione professionale, Riflessioni esistenziali

Libera coscienza in Libero professionista. Il marketing è un peccato mortale? – Su IoPsicologo Magazine n.3

Pubblicato il 20 maggio 201322 maggio 2013 da Ada Moscarella

Come promesso, oggi potrete leggere su IoPsicologo Magazine (scaricate l’intera rivista qui) il mio articolo dal titolo

Libera coscienza in Libero Professionista. Il marketing è un peccato mortale?

Lo troverete a pagina 29. Ma mentre ci arrivate, perché non soffermarvi sui tanti contenuti inseriti dai colleghi?

E quando avete finito, perché non proseguire la lettura?

Vi ingolosisco con l’incipit dell’articolo, sperando che sia di vostro gradimento, come tutta la rivista 🙂

Sei libero.
Libero di scegliere quando lavorare e quando no, libero di scegliere cosa fare e cosa no.
E poi sei schiavo.
Schiavo dell’idea che l’unica persona da cui dipende un attivo alla fine del mese sei tu.
Non è possibile scappare dal marketing e dalla pubblicità, anche se non ti è mai parso che Freud si fosse occupato di questo e nemmeno all’università qualcuno si è mai sognato di fartene cenno.
Marketing e pubblicità.
Peccati mortali?

Il resto…a pagina 29 della rivista! clikka

La rivista è disponibile anche su tablet e smartphone, sempre gratuitamente 🙂

Pubblicato in: Collaborazioni, Iniziative

Rapporti direttamente proporzionali: all’aumentare delle collaborazioni, aumenta la felicità!

Pubblicato il 19 maggio 201319 maggio 2013 da Ada Moscarella

Collaborazioni del sabato: “Il cerchio della vita – Aiutare i bambini ad elaborare lutti e perdite”, seminario organizzato con l’Associazione LeGaMi, insieme alle colleghe Alessandra Cineglosso, Imma De Simone, Giovanna Morrone.

Anche il più lungo dei viaggi inizia con un passo…

La setta della psicologa: il Servizio delle Iene

Video• Pubblicato il 13 maggio 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

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#Fakenews. Pubblicato su Science uno studio sulla diffusione delle notizie false e delle notizie vere, intese come quelle che non superano la verifica dei fatti e quelle che invece lo superano. E anche in questo campo gli psicologi potrebbero avere qualcosa di interessante da dire ;) Perché non sono gli algoritmi a diffondere le notizie false, ma gli essere umani, e lo fanno per ragioni molto poco cognitive e assai emotive: le notizie false sono costruite per elicitare nel lettore emozioni più potenti, come la rabbia, la paura, il disgusto. Inoltre essendo "nuove" alimentano curiosità e sorpresa. Una notizia falsa ha il 70% di probabilità di essere ritwittata in più di una notizia vera, qualsiasi argomento riguardi (affari, guerra e terrorismo, scienza e tecnologia, spettacoli). Tra le notizie false, le più potenti sono le notizie false politiche: viaggiano al triplo della velocità e raggiungono il doppio delle persone. Le notizie vere, invece, annoiano: lasciano senso di attesa, tristezza, appaiono meno urgenti e imperative e perciò viaggiano a una velocità sei volte minore di una notizia falsa.

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