Suvvia! Non facciamo i melodrammatici! Non vi ho abbandonati!
La verità è che ho scritto un articolo talmente bello che ho dovuto pubblicarlo sul sito di AltraPsicologia! 😀
Argomento?
I counselor, e un mistero: ma chi li forma?
Aiutatemi a risolverlo!
Mese: ottobre 2013
19 Novembre [Caserta] – Aiutare i bambini a superare il lutto e la perdita
Stavolta l’evento si svolge a Caserta.
Come sempre, è rivolto ai genitori e a chi si prende cura di bambini che stanno attraversando un lutto o hanno subito una perdita.
Fate circolare la notizia più che potete! 🙂
Grazie 🙂
MARTEDì 19 NOVEMBRE a partire dalle ore 18
incontro gratuito su come aiutare i bambini ad affrontare il lutto e la perdita.
L’incontro è dedicato agli adulti di riferimento (con priorità ai genitori) di bambini che hanno subito un lutto ed è finalizzato alla comprensione di come i bambini vivono una perdita e cosa è utile fare e dire per aiutarli.
Il seminario si terrà a CASERTA, in Via Caduti sul Lavoro n.102
E’ un’iniziativa importante, soprattutto nel nostro territorio.
VI INVITO PERTANTO A DARE GRANDISSIMA DIFFUSIONE ALL’INIZIATIVA!
È gradita la prenotazione, telefonando al
334 90 57 714
oppure scrivendo all’indirizzo: assolegami@gmail.com
Cento di questi post!
…E siamo arrivati a CENTO.
Questo è il centesimo articolo su questo blog.
Era Febbraio, dopo appena due mesi dall’esame finale per la specializzazione in psicoterapia, quando ho scritto il primo articolo.
Lo so che fa poco marketing, ma la verità è che non avevo un piano preciso.
Ricordo solo che un pomeriggio stavo in macchina, avevo la mia camicia bianca che mi fa effettivamente sembrare un pupazzo di neve e pensai a quanto era stata produttiva la mia mente mentre scrivevo la tesi di specializzazione.
Pensai anche che in quel momento, senza più impegni di scuola, di tirocinio, di alcun tipo di formazione da portare a termine, con la mia attività di docente in psicodiagnosi conclusa, il tempo era davvero tutto mio.
Libera.
Libera e professionista.
Che fare?
Nei momenti di incertezza della mia vita, una sola cosa ha suscitato in me benessere: SCRIVERE.
E’ stato così a 13 anni, perché ora doveva essere diverso?
Usa al meglio quello che hai.
E’ il mio motto nel lavoro clinico, dove, soprattutto negli ultimi anni nel reparto di Tossicologia, ho lavorato con pazienti gravi e cronici.
Quel pomeriggio in macchina mi chiesi se non lo si potesse usare anche per la vita da professionista.
Cosa avevo allora?
Avevo facilità e rapidità di scrittura, credo superiore alla media (vi pubblico un articolo a settimana solo per non sembrare ipomaniacale 😀 )
Dimestichezza con internet.
Avevo la ferma convinzione che il confronto, la colleganza, il fatto di non sentirsi soli ad affrontare un percorso di crescita professionale, potesse moltiplicare gli stimoli e rendermi più preparata alle inevitabili frustrazioni.
Avevo questo.
Dopo 100 articoli ce l’ho ancora 🙂
E ho anche qualcosa in più.
Ho nuovi amici per confrontarmi e avere nuove idee, qualche fan, per dare soddisfazione al mio narcisismo e qualche detrattore, perché se nella vita vai bene a tutti, stai proprio sbagliando qualcosa!
Psicologi tardogiovani: cosa fare col tempo che ci resta?
Siamo tanti e con un drammatico tasso di disoccupazione.
Gli psicologi sono tra le categorie più sfruttate e meno assunte.
Se faccio mente locale non c’è collega che stia a casa senza far nulla: il problema non è fare.
Il problema è fare e venire pagati.
Non dico il 28 di ogni mese, ma dopo 6 mesi ce la possiamo fare?
Resta comunque il fatto che siamo tanti e guadagniamo poco, pochissimo, praticamente mai in maniera costante.
Il che significa, tra le altre cose, che la maggior parte di noi sta ossessivamente a controllare gli annunci di lavoro e compulsivamente a inviare curriculum.
Questo rende la categoria molto vulnerabile a offerte di lavoro che vanno dall’impreciso, allo stravagante, al vero e proprio truffaldino.
Ad esempio all’improvviso, per ogni città, compaiono annunci di ricerca di psicologi per grandi progetti e/o concorsi su tutto il territorio nazionale.
Approfondisci e scopri di dover prima pagare una fantomatica quota d’iscrizione, poi seguire un corso di formazione e infine fai il promoter per l’ente che cerca agganci con i medici, farmacie, ecc ecc…
In pratica hai pagato per fare quello che già fai di tuo quando ti proponi sul territorio.
Alcuni sono persino audaci e ti telefonano e, con il più banale dei piedi nella porta, ti chiedono
Vuole diventare nostro consulente?
E poi scopri che hanno un’idea davvero particolare del lavoro di “consulente” (virgolette doverose): per accettare questa magica e certamente imperdibile offerta di lavoro che si sono scomodati a farti telefonicamente, ti devi iscrivere a un portale sul quale comparirà il tuo nome (come i migliaia di elenchi di psicologi e professionisti che già esistono, e alcuni pure gratuiti) al modico costo di 60 euro per i primi sei mesi.
Questa è la proposta di consulenza… non ridete, che ci sono persone che accettano.
Perché saranno proposte pure sciocche e banali ma su grandi numeri porta comunque un introito a costo relativamente zero.
La condivisione serve a proteggersi anche da questo. Qualche collega giovane (cioè più giovane…) mi scrive, mi chiede cosa penso di questa o di quell’offerta di lavoro (quando ne trovano). E’ sconvolgente il numero di volte in cui sono costretta a dire
E’ una caz*ata, ti stanno chiedendo soldi
oppure
E’ una caz*ata, leggi bene che cercano volontari
Possiamo fare tante riflessioni sul capitalismo, sulla società, sul mercato in generale, sul mercato del lavoro, sulla bambocciosità e sull’essere choosy di noi giovani-di-30-anni-che-mia-madre-aveva-già-2-figli-alla-mia-età-e-lavorava-da-10.
Ma qualsiasi essa sia, lo step successivo mi pare sia uno solo: Informarsi, rifiutare e magari anche informare gli altri.
Siamo tanti, troppi, è vero, ma è possibile che questo elemento debba costituire *solo* un punto di debolezza?
Siamo tanti. E contiamo pochissimo.
Spesso ci fermiamo al “tanti”, alla costatazione numerica e se ci impantaniamo qui è vero: non possiamo fare più nulla, a meno di organizzare un suicidio di massa o organizzare qualche attentato che faccia fuori almeno la metà di noi.
Se non possiamo cambiare i numeri, almeno quelli attuali, non sarà forse il caso di cominciare a pensare se sia possibile cambiare quel “contiamo pochissimo”?
Negli ultimi mesi si sono accumulate una serie di iniziative sulle quali si sono fatte politicamente una serie di preoccupanti dormite.
Le tre forse più eclatanti che mi vengono in mente.

La campagna sull’eiaculazione precoce che descrive il disturbo come unicamente medico e che ha tra i finanziatori del progetto una casa farmaceutica (potete approfondire leggendo questo articolo dell’Osservatorio Psicologia nei Media).
La campagna sulle cure palliative e la terapia del dolore. Si citano tutti, ma lo psicologo non c’è.
L’apertura dei Centri di Salute Sessuale della Coppia (in questo articolo si parla del Lazio, ma se la memoria non mi inganna, apriranno anche in Campania): un’iniziativa encomiabile, urologi, ginecologi e ohibò! Lo psicologo, ancora, non c’è.
Possibile che una categoria di 90mila professionisti non abbia la forza di farsi prendere in considerazione?
Doveva averla già, e se non ce l’ha ancora, DOBBIAMO prenderla.
Sì o no.
Le vie di mezzo, i compromessi, tutto ciò che è stato fatto finora è stato miope. Terribilmente miope, più simile a una grande abboffata cannibalica, assolutamente particolaristica e personalistica, che a una strategia di politica e cultura professionale capace di resistere nel tempo.
Il mio tempo, la mia generazione, è quasi del tutto andata, bruciata.
Lo sono quasi tutti i tardogiovani della mia età e forse lo sono soprattutto gli psicologi.
So bene che tutto ciò che potrò mai avere nella mia carriera professionale è assolutamente lontano da quello che merito per competenza, impegno, dedizione, sacrificio.
Vale per me e vale per molti altri della mia generazione, che non sapranno mai cos’è un concorso, non avranno, se non in minima parte, la possibilità di avere uno stipendio fisso, non potranno di certo godere della stabilità e delle prospettive che appena la generazione prima della mia ha potuto avere.
Non possiamo cambiare niente di tutto questo.
Possiamo solo decidere cosa fare col tempo che ci viene concesso.
[Preview] Si accettano ipotesi!
Il Cerchio della Vita: conclusa la prima edizione!
Una bella idea, un bel progetto, un bel riscontro 🙂
Tanta motivazione per portare avanti l’iniziativa del Cerchio della Vita!
Pessimismo e Fastidio: la brutta giornata del libero professionista
Ci sono le cattive giornate. Eccome se ci sono.
Quelle in cui si torna a casa alle dieci di sera alla fine di 24 ore dove si è fatto sala d’attesa dal dirigente che ti ha spicciato in tre secondi, dove si è pranzato con i colleghi dell’associazione, in una mano la fetta di margherita, nell’altra l’ordine del giorno, dove il caffè lo si prende al volo prima di andare a parlare con quel tizio per vedere se c’è modo di concretizzare quell’idea geniale che ti è venuta in mente nottetempo.
Quelle giornate in cui a sera ti rendi conto che hai meno soldi di quanti ne avessi la mattina.
Che saresti stato più ricco se fossi restato a casa a far nulla.
Ci sono eccome. Quelle sere che ti metti a letto e il dubbio ti assale.
E se avessi fatto in un altro modo?
Se quella volta che il dirigente asl mi hanno detto “dai, facci un po’ di formazione gratis” [lo raccontavo qui], avessi detto sì, ora si ricorderebbe di me e magari potrebbe darmi un’occasione?
Se mi fossi messa anche io a fare gli sportelli gratuiti per qualche anno nelle scuole invece di pretendere sempre e solo di fare progetti pagati, forse ora avrei un giro più ampio di pazienti privati?
Se avessi continuato il volontariato, invece di andarmene, e pure un poco sdegnata, forse avrebbero trovato il modo di farmi fare qualche progetto?
Se avessi fatto scelte politiche diverse, ora starei pure io in qualche stanza a pigiar bottoni?

Questa mia convinzione che mollare un pezzo della propria identità, corromperla, comprometta non solo il lavoro, ma anche il futuro e il benessere, non sarà un po’ troppo rigida?
Forse se avessi ceduto un pezzettino qua e là potrei passare più tempo su una poltrona non su uno scomodo sedile di automobile.
Magari avrei qualche rimborso spese, non dico il posto fisso, e non dovrei preoccuparmi di inventarmene sempre una nuova, e sempre più con costi vicino allo zero, per promuovere l’attività privata o le attività dell’associazione.
Ci sono eccome giornate così. Poi ti addormenti.
E la mattina dopo magari trovi in chat il messaggio di un compagno che non sta messo meglio di te che ha avuto un’idea e ti vuole coinvolgere. Ti chiama un ex allievo che vuole fare l’esame con te, non perché sei quella più buona, ma perché “le tue lezioni erano grandi, ho voglia di vederti e salutarti!”. Vai a pranzo a casa di un collega, che tu piaci alle mamme di tutti i colleghi, che adorano cucinare per te e non ti fanno sentire mai un ospite.
E’ per questo enorme potere energizzante dei sistemi che credo profondamente nella condivisione tra colleghi. Il libero professionista non può permettersi la solitudine, l’egoismo.
Non può permettersi la cazzimma.
Perché la brutta giornata è dietro l’angolo, perché il momento in cui la voglia di arrendersi s’aggrappa allo stomaco sta lì in agguato proprio quando ti senti più stanco.
Perché la malapolitica, il clientelismo, il malaffare, ci possono togliere molte cose, anche le molte che meriteremmo.
Ma le relazioni, quelle proprio no.
[Preview] Pessimismo e Fastidio: la brutta giornata del libero professionista
[Preview]
Pessimismo e Fastidio:
la cattiva giornata del libero professionista.
A partire da lunedì vi dico come affrontarla!
BoicottaBarilla: Marketing – Etica- Visibilità!
Se avessi scritto questo articolo la settimana scorsa avrebbe avuto probabilmente il doppio della visibilità su Google. Perché lo spunto mi è venuto in mente seguendo la vicenda di Guido Barilla, l’hashtag #BoicottaBarilla e le famiglie omosessuali.
Una settimana fa circa era l’argomento caldo e scriverci qualcosa su mi avrebbe dato sicuramente molti più contatti di oggi.
Ma l’idea una settimana fa era nella mia testa ancora molto grezza, era poco più di uno spunto, era un pensiero che trovava spazio qua e là tra i vari impegni di lavoro. Una settimana fa avrei scritto un articolo visibile ma molto al di sotto dei miei standard di qualità (yeah).
Saltando qualsiasi considerazione sul contenuto dell’affermazione di Guido Barilla, la vicenda mi ha appassionato per i suoi risvolti sul marketing e immagine aziendale (immagine professionale nel mio caso).
A un’azienda che produce pasta, che può contare nella sua tradizione tra le pubblicità più belle e strappalacrime della storia della televisione italiana (questa col gattino se la palleggia col fusillo nella tasca del babbo lontano)
viene rimproverato un atteggiamento eticamente discutibile.

I social, poi, al riguardo sono senza pietà. Stanano, taggano, etichettano, sfottono, marchiano a fuoco.
E stiamo parlando di fusilli e rigatoni..
Trasportiamo tutto questo a uno psicologo libero professionista, che non vende bucatini e sughi pronti, ma “benessere” e “salute”; non sono solo beni astratti, ma sono soprattutto beni delicati, beni spesso perduti e/o compromessi da persone in difficoltà.
Come fare a trovare la quadra tra: correttezza del messaggio, qualità del messaggio, visibilità del messaggio?
Avrei dovuto scrivere questo articolo quando l’argomento era al top ma l’idea ancora grezza?
Mettermi qui alla scrivania oggi a scrivere a una settimana dal misfatto è solo una perdita di tempo?
Un principio che mi è molto caro in terapia è quello della coerenza strategica, ossia di l’utilizzo strategico della propria autenticità all’interno della relazione. E’ coerente, perché è aderente al mio modo d’essere, è strategico perché quel mio modo d’essere è utilizzato consapevolmente in direzione di uno scopo o verifica di un’ipotesi.
Credo di affrontare la faccenda della promozione professionale allo stesso modo.
Nella promozione, soprattutto della nostra professione, il professionista stesso è parte integrante del “prodotto che vende” e non può escludersi dall’operazione di marketing.
Così penso che se avessi scritto l’articolo una settimana fa, sarebbe stato di gran lunga peggiore di questo non solo nel parametro della mera “qualità” ma anche in quello della “credibilità”. Certo, avrei ottenuto 100 contatti che però non si sarebbero più fatti rivedere da queste parti. Oggi avrò i miei soliti 20 accanitissimi lettori (sì, sto parlando proprio di te!) che magari gireranno l’articolo a un altro paio di amici che potrebbero essere interessati all’argomento (sì, sto parlando sempre di te!).
Magari un giorno avrò torto e rimpiangerò gli 80 lettori occasionali e disattenti, ma oggi proprio no!
Aggiornamento sull’Obbligo di Formazione Continua
Aggiornamento sulla questione
“Obbligo di Formazione Continua – Nuovo art.5 codice deontologico #psicologo” .
Come ampiamente prevedibile:
“In attesa dei tempi necessari per l’applicazione della legge, il Consiglio Nazionale ritiene
impraticabile, in questa fase di transizione, l’applicazione di sanzioni per mancato assolvimento dell’obbligo formativo sulla base al suddetto DPR.”