SenzaCamice

image4189

COME IO FECI…A DIVENTARE SENZA CAMICE…

Quell’estate avevo deciso di darmi un’ultima chance.

Era il lontano 2005.

Luglio bollente.

Meno due esami alla sudatissima laurea triennale.

Ero ormai sopravvissuta a quella sorta di esperimento sociologico che aveva ammassato tremila matricole in un’ateneo già investito da tutte le incognite della transizione al Nuovo Ordinamento (il famoso 3+2…).

Una marea informe di persone,  un piano di studi che mi cambiò sotto il naso almeno tre volte, 35 esami, quasi tutti a risposta multipla…la mia volontà e la mia passione si erano prosciugate nelle lunghe attese sotto la pioggia, in segreteria. Che era una finestra su un cortile.

Volevo mollare. Credetti proprio di aver sbagliato tutto, di aver visto forse qualche telefilm di troppo.

Poi quel luglio bollente.

Fu una questione di principio: non potevo laurearmi in psicologia senza aver visto almeno “un pazzo”.

Tutti andarono in vacanza, io mi ficcai in una clinica privata.

Senza camice.

Ecco come andarono le cose: avevo una t-shirt nera con una grande striscia bianca verticale. Mi lasciarono così, in una stanza con venti “pazzi”, che urlavano, ciondolavano, biascicavano che non comprendevo mezza parola.

Restai immobile. Spaventatissima, iniziai a contare tutti i possibili oggetti appuntiti che potevano essermi tirati contro, conficcati nella mia orbita oculare destra, per la precisione.

Una moka fu eletta causa della mia prossima e certissima morte.

Naturalmente non accadde nulla di tutto ciò.

E’ il 2013 e io vi sto scrivendo dalla scrivania del mio studio mentre aspetto una paziente.

Cosa mi ha portato fin qui?

Forse furono davvero loro, quei venti mattacchioni. Li rivedo e li risento ancora mentre cantano “romagna mia” (non chiedetemi perché) o mentre provano a raccontarmi o disegnarmi il loro mondo.

Amando loro ho cominciato ad amare la mia professione.

Perché al contrario di quello che si crede non ha a che fare (solo) con le tristezze, i guai, le angosce.

Questo lavoro produce continuamente speranza, è fatto per aprire possibilità.

E’ un lavoro che riguarda la vita e che dà vita.

Per questo lo amo.

5 pensieri riguardo “SenzaCamice

  1. Leggere il suo blog sta nutrendo la mia passione di studentessa.

    La posso solo ringraziare, sperando un giorno di diventare una sua collega.

    Grazie!

  2. Bello bello bello! Anche io ho scoperto la mia passione per la psicologia proprio grazie a dei piccoli “mattacchioni” e ogni volta che mi trovo di fronte a qualche difficoltà (un esame che mi pare impossibile da preparare, le prospettive lavorative ben poco rosee,…) penso nessun altro lavoro o facoltà al mondo mi darebbe tanta soddisfazione!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.