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La psicologia…vissuta dal libero professionista! – di Ada Moscarella

Tag: medicina

Pubblicato in: AltraPsicologia Campania, Libero Professionista, Politica professionale, Referendum Codice Deontologico

Aggiornamento sulla formazione continua – La Vendetta

Pubblicato il 28 ottobre 201430 ottobre 2014 da Ada Moscarella
La mia reazione di fronte alla prospettiva di dover sottrarre tempo e denari alle mie supervisioni, alle mie intervisioni, alle mie relazioni per inseguire eventi ECM

E non una vendetta qualunque, ma la vendetta di Khaaaaannn!

Perché, all’improvviso, la questione dell’aggiornamento continuo per gli psicologi liberi professionisti potrebbe complicarsi.

In questo articolo sul sito di AltraPsicologia riassumo la questione e tratteggio le prospettive.

Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Nuovo Art.5: un po’ di chiarezza

Pubblicato il 10 giugno 201310 giugno 2013 da Ada Moscarella

All’improvviso si è generato un gran caos sulla modifica dell’Art.5, quello che introduce l’obbligo di formazione continua anche per gli psicologi.

Il caos origina, sostanzialmente, da una istintiva sovrapposizione che abbiamo fatto tutti (me per prima, quando ci siamo trovati per la prima volta davanti gli articoli modificati. Lo scrivevo qui, prima di aggiornare l’articolo nel corso delle settimane ) tra obbligo di formazione continua ed ECM.

ECM sta per Educazione Continua in Medicina e come dice wikipedia

Educazione Continua in Medicina (ECM) è un programma nazionale di attività formative, attivo in Italia dal 2002. L’ECM prevede il mantenimento di un elevato livello di conoscenze relative alla teoria, pratica e comunicazione in campo medico.

Il programma è stato adottato da tutti i maggiori Paesi del mondo. In Italia è obbligatorio per tutti i professionisti della Sanità con il fine di mantenersi aggiornati e competenti. Il Programma ECM comprende l’insieme di organizzazione e controllo delle attività formative di chiunque lo desideri effettuare, da società scientifiche a fondazioni, a reparti, università ed associazioni.

Con un po’ di cinismo, noi comuni mortali possiamo definire gli ECM un sistema burocratico di raccolta punti che ha a che fare più con i soldi e col fastidio che con un effettivo aggiornamento.

Come potete leggere sopra, agli ECM sono obbligati tutti i professionisti della sanità pubblica.

Allora in merito alla proposta di modifica dell’Art.5 sgombriamo un paio di dubbi, poi scegliete di votare sì o no, ma spazziamo via qualche nube.

Innanzitutto sciogliamo il primo equivoco:

OBBLIGO DI FORMAZIONE CONTINUA NON SIGNIFICA ECM

E ancora.

La modifica dell’Art.5 origina da una Legge dello Stato che riguarda e obbliga a questa formazione continua TUTTI I PROFESSIONISTI ISCRITTI AD ORDINI. Quindi, via ogni pensiero paranoideo

non è l’Ordine che vuole spillarci altri soldi

Anzi. Con la nuova Legge, accadrà un’altra cosa

GLI ORDINI PROFESSIONALI DOVRANNO ATTREZZARSI PER FORNIRE FORMAZIONE GRATUITA AI PROPRI ISCRITTI.

A tal proposito esiste in CNOP una bozza di regolamento riguardante il nostro futuro obbligo di formazione continua come questa formazione deve essere fatta.

Qui potete leggere approfondimenti in proposito

Ora.
Hai ancora qualche dubbio? Vuoi approfondire le ragioni del sì e del no alle modifiche referendaria?

Leggi e diffondi la mia presentazione su Le ragioni del Sì e del No alle modifiche del Codice Deontologico!

Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia

Video• Pubblicato il 17 maggio 201317 maggio 2013 da Ada Moscarella
Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Il punto “Porta a Porta”: politica professionale e psicologia

Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

E veniamo al punto politico e critico.

Siamo neonati.

Nasciamo ufficialmente il 18 Febbraio 1989, con la legge n.56 che istituisce la figura di psicologo e dà i natali ai vari Ordini Professionali (Nazionale, Regionale e alcuni provinciali).

Per far capire quanto è recente, io avevo già 6 anni; quando inizierò l’università nel 2001, si era appena al terzo quinquennio di nascita dell facoltà (e comunque mi sarei beccata quella sciagura che è stato il 3+2…)

E’ questa gioventù legislativa che giustifica la presenza di molti psicologi della primissima generazione che non sono laureati in psicologia, ma in sociologia, filosofia, lettere.

Questa la definizione di professione dell’Art.1 della Legge 56/89

“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”

[Qui un commento alla legge]

Nel 1998, a seguito di una segnalazione dell’Antitrust, in merito alle scuole di counseling e simili, all’Ordine Nazionale viene fatto l’invito a specificare quali sono gli atti tipici della professione di psicologo.

Dal 1998 a oggi nessuno si è occupato della faccenda.

Silenzio radar.

Colpevole pigrizia o persino malafede?

Molti sono i professori universitari, i docenti delle scuole di psicoterapia che organizzano corsi di counseling, coaching e simili spesso negli stessi istituti di specializzazione e spesso pure nelle stesse aule in lezioni unificate.

Dal sonno qualcuno si è destato appena appena nel 2011…

Fate i conti voi del letargo.

Accade che l’Ordine della Lombardia proponga alle scuole di specializzazione lombarde di aderire, a titolo volontario, a una Carta Etica, ossia un documento circa la condotta e la qualità della formazione per la tutela degli specializzandi e soprattutto degli utenti.

Qualcuno non si limita a non aderire (non era obbligato a farlo) ma decide di trascinare l’Ordine Lombardo in Tribunale, prendendo un paio di scoppole sia in primo sia in secondo grado.

E’ quindi appena dal 2011 che la politica professionale si è ridestata dal letargo.

Che gioia…

La modifica dell’articolo 21 è un passo che ha senso solo se ad essa si accompagna una più chiara ed operativa definizione degli atti tipici dello psicologo.

La nostra politica professionale è terribilmente colpevole di questa pigrizia.

Io spero in una grande partecipazione a questo referendum, indipendentemente dal suo risultato.

Se amiamo questa professione non possiamo essere compartecipi di alcuno stato comatoso.

Ora noi giovani psicologi possiamo lamentarci di patire le conseguenze di quanto arronzato in passato, ma se non ci decidiamo a partecipare alla politica professionale, alla promozione del suo ruolo nella vita quotidiana, alla sua tutela, neanche di lamentarci avremo più il diritto.

Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Referendum: l’articolo 21

Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

…Passiamo ora ai fatti…

Si dice che…la modifica dell’Articolo 21 chiuderebbe allo psicologo spiragli lavorativi soprattutto in ambito formativo.

Paura eh?

Così come è proposta, nella modifica non sta scritto da nessuna parte che non possiamo fare formazione a infermieri, insegnanti, medici, ecc…

Forse sarà per questo che né medici, né insegnanti, né infermieri si sono impegnati a scrivere “lettere aperte” per invitare gli psicologi a votare “no” a questo referendum.

Diciamola senza troppi giri di parole: il nodo sono i counselor e le professioni affini, ma soprattutto i loro corsi di formazione.

Come già scritto nelle passate settimane nel mio discorso ateo e materialista, non ho nessun particolare pregiudizio nei loro confronti, e credo anzi che se esiste un profilo professionale (ovviamente diverso dallo psicologo, sennò fai lo psicologo no?) ulteriore che può portare benessere alla vita delle persone, ben venga.

E’ che non capisco il punto.

Semmai dovesse passare la modifica dell’Articolo 21, per i counselor cosa cambia?

Io sono ben disposta a condividere informazioni e conoscenze psicologiche, come faccio con i miei “badanti”, a patto naturalmente di non farlo in corsi che descrivono la figura professionale formata in questo modo (per fare un esempio)…

La figura professionale di counselor, in possesso degli strumenti di psicologia comportamentale e di sociologia, è in grado di intervenire nella soluzione dei disagi psichici e di disadattamento, fornendo i consigli utili alla riappropriazione dell’autostima ed al conseguente miglioramento delle capacità relazionali del soggetto.

…perché presterei un servizio in un’attività ingannevole che fa ritenere, a chi segue un corso del genere (e suppongo pure nella totale buona fede!) che può fare cose che sono invece caratteristiche dell’attività di psicologo.

Ma visto che i counselor non svolgono attività di pertinenza dello psicologo (giusto?) sono lieta di rassicurarli che per loro non c’è nessun problema!

Anzi, dirò di più!

Io vengo a insegnare proprio molto volentieri!

E voglio persino esagerare!

Io sarò lietissima di segnalare loro qualunque corso faccia erroneamente credere all’utenza che fanno gli psicologi in maniera abusiva, di modo da difendere innanzitutto i cittadini, poi la mia amata professione e pure la loro, in vista magari di fruttuose collaborazioni.

Ora che rileggo queste ultime righe, può sembrare che io scriva con ironia, acidità e pure un po’ di saccenza.

Non è così.

Se c’è livore, questo non è rivolto a chi desidera essere d’aiuto al prossimo.

E’ rivolto a chi, per superficialità, impreparazione, frettolosità, cinismo, guadagno, si improvvisa e fa improvvisare persone guidate dalle migliori intenzioni nella presa in carico di quel diritto costituzionalmente garantito all’articolo 32, che è la SALUTE.

[Aggiornamento: 1 Giugno 2013 – Qui potete leggere  le ragioni del NO spiegate da psicologi per gli psicologi. Le ragioni del No continuano a non convincermi, ma mi sembra opportuno dare la possibilità di leggere entrambe le campane. Soprattutto in considerazione del fatto che, a dispetto di quanto possa scrivere qualcuno, in realtà la maggior parte dei colleghi di questo referendum non sa proprio niente. E questo è estremamente sconfortante]

Pubblicato in: Referendum Codice Deontologico

Il Referendum degli Psicologi

Pubblicato il 29 aprile 20131 giugno 2013 da Ada Moscarella

Troppi pensieri.

Bisogna fare ordine.

Iniziamo col dire che…le professioni come il medico e lo psicologo sono organizzate in Ordini e ce le teniamo così, altrimenti questo blog diventa una puntata di Porta a Porta, che parla di massimi (cioè minimi) sistemi, dimenticandosi la concretezza dei fatti.

Siamo organizzati così, al momento questa non è una cosa che cambierà e quindi, ci piaccia o meno, ce la teniamo. Quindi stop, niente sogni e voli pindarici su abolizioni di ordini, solo ordine nazionale, solo ordini regionali, solo ordini del nord che si trattengo il 75% delle iscrizioni, niente di tutto questo.

La concretezza di questo referendum è: vogliamo cambiare il codice deontologico?

Sull’articolo 1 e 5 c’è poco da dire, se non ribadire le perplessità sulla fine che faranno i liberi professionisti in merito alla formazione continua: saranno ECM anche per noi, sì o no? Sarà l’ultimo gradino del cannibalismo formativo reciproco? Gli Ordini si attrezzeranno per venirci incontro, soprattutto economicamente?*

La suspance è tanta, soprattutto per il mio portafoglio…

Ma il nodo cruciale e più discusso è l’articolo 21.

Quello che attualmente recita così:

Art. 21
Lo psicologo, a salvaguardia dell’utenza e della professione, è tenuto a non insegnare l’uso di strumenti conoscitivi e di intervento riservati alla professione di psicologo, a soggetti estranei alla professione stessa, anche qualora insegni a tali soggetti discipline psicologiche. È fatto salvo l’insegnamento agli studenti del corso di laurea in psicologia, ai tirocinanti, ed agli specializzandi in materie psicologiche.

…e che si vorrebbe modificare così:

L’insegnamento dell’uso di strumenti e tecniche conoscitive e di intervento riservati alla professione di psicologo a persone estranee alla professione stessa costituisce violazione deontologica grave.
Costituisce aggravante avallare con la propria opera professionale attività ingannevoli o abusive concorrendo all’attribuzione di qualifiche, attestati o inducendo a ritenersi autorizzati all’esercizio di attività caratteristiche dello psicologo.
Sono specifici della professione di psicologo tutti gli strumenti e le tecniche conoscitive e di intervento relative a processi psichici (relazionali, emotivi, cognitivi, comportamentali) basati sull’applicazione di principi, conoscenze, modelli o costrutti psicologici.
È fatto salvo l’insegnamento di tali strumenti e tecniche agli studenti dei corsi di studio universitari in psicologia e ai tirocinanti . E’ altresì fatto salvo l’insegnamento di conoscenze psicologiche.

Cerchiamo allora di capire innanzitutto qual è la natura dei questo articolo, la ragione della sua esistenza.

Il diritto alla Salute è riconosciuto dalla nostra Costituzione (il lettore qui la smetta di ridere pensando a tutte le personali esperienze di malasanità…).

Se un medico inventasse il corso di “bisturologia” e lo aprisse a tutti coloro che in casa hanno coltelli e insegnasse loro una tecnica di incisione chirurgica e mentre insegna faccia credere, più o meno esplicitamente, ai suoi allievi

andate per il mondo, ora avete la competenza per  fare incisioni chirurgiche!

mette in pericolo la salute del cittadino che, maldestramente, per un’unghia incarnita può trovarsi nello studio del bisturologo che gli amputa il dito.

Se uno psicologo inventasse il corso di “Interpretazione dei disegni carta e matita” e lo aprisse a tutti coloro che sono in possesso di un foglio A4 e un lapis, facendo credere loro di poter fare diagnosi attraverso il solo disegno, metterebbe in pericolo la salute del cittadino, che si rivolge a lui per un bambino un po’ inquieto e si ritrova con la diagnosi di chissà che.

Lo psicologo, come il medico, è una professione sanitaria, coinvolta cioè nello stato di salute del cittadino.

Lo scopo per cui esiste l’articolo 21 del nostro Codice Deontologico è questo: insegnare a chi non è psicologo a fare lo psicologo significa, di fatto, sostenere un abuso di professione, che a sua volta è un attentato alla salute del cittadino.

Ma questo significa pure che dobbiamo starcene ciascuno per i fatti propri, chiusi dietro i muri della propria sapienza?

A parte il diritto al libero accesso al sapere (e mica qui qualcuno vuole vietare di comprare un libro di medicina o di psicologia…), ha senso in un campo complesso come quello della salute starsene trincerati ognuno dietro i suoi libroni?

Questo è il mio sapere, questo è il tuo, fatti più in là!!!

Una volta ho seguito un seminario di psicofarmacologia rivolto a psicologi ed educatori di comunità. Il medico che l’ha tenuto stava forse favorendo un abuso di professione medica?

Durante il seminario non ci sono stati forniti ricettari, non ci è stata spiegata la posologia dei farmaci, mai ci è stato fatto credere che avremmo potuto prescrivere qualcosa, ma ci sono state trasmesse conoscenze che ci avrebbero aiutato a svolgere al meglio il nostro lavoro di psicologo ed educatore.

Ora so, ad esempio, che alcuni psicofarmaci incidono sull’attività sessuale. Dovessi avere un paziente che assume questo tipo di farmaco, non sarò impreparata rispetto a ciò che potrebbe capitare.

Alcuni psicofarmaci comportano un aumento dell’appetito: se un educatore di comunità si ritrova un ragazzo che svuota la dispensa, forse potrà avere un quadro più chiaro della situazione ed essere un educatore migliore.

Quando ai miei futuri badanti faccio lezione sulla comunicazione o le emozioni non insegno loro a fare diagnosi. Insegno loro a gestire stati emotivi derivanti da un lavoro stressante in modo più adeguato ed efficace. Faccio in modo che siano badanti più bravi.

E fin qui i contenuti dell’articolo 21…

[* Aggiornamento 12 Maggio 2013: Riguardo alla modifica dell’articolo 5 ho trovato quest’articolo del collega Federico Zanon che sembra mettere chiarezza.

Riporto:

CHI ACCREDITERA’ GLI EVENTI E I FORMATORI?

Il CNOP avrà il compito di accreditare i formatori, siano essi enti formativi, associazioni, organizzazioni o anche singoli professionisti.

Agli Ordini regionali avrà invece il compito di accreditare gli eventi, presentati dai soggetti già accreditati dal CNOP come formatori.

Quindi, per chi volesse fare formazione per gli psicologi: prima ci si fa accreditare dal CNOP a livello nazionale come formatori, poi si fanno accreditare i singoli eventi dagli ordini regionali.

L’articolo completo qui CLIKKA

Ulteriori approfondimenti e novità qui ]

Tirocinio di specializzazione pagato: i sogni son desideri…

Video• Pubblicato il 20 marzo 201314 giugno 2013 da Ada Moscarella

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