Poche settimane fa, con una misteriosa richiesta di riservatezza, è stato inviato a tutti gli psicologi l’agognato lavoro sugli atti tipici della professione. Un documento molto atteso, a maggior ragione dopo la modifica dell’art.21 del nostro codice deontologico con l’ultimo referendum. I contorni della nostra professione diventano e devono diventare più definiti, a tutela dei professionisti e soprattutto degli utenti, che devono potersi orientare sempre meglio all’interno delle offerte che il mercato offre per la tutela della loro salute e la promozione del loro benessere.
A svolgere questo importante lavoro ci hanno pensato tanti colleghi più esperti e competenti di me, che hanno svolto un lavoro prezioso che speriamo possa finalmente tappare quella falla all’interno della quale talvolta osano spingersi pseudoprofessionisti non adeguatamente formati.
Mentre oziosamente sul divano leggevo il segretissimo documento fattoci pervenire dal CNOP (la prova è che ho trovato anche un refuso prontamente segnalato 😀 ) inizio a riflettere sugli atti tipici della mia professione…ossia sul lavoro che svolgo io quotidianamente e ho iniziato a riflettere sulla provenienza delle competenze con cui affronto le mie numerose attività diversificate…
Facciamo, e non per vanità, un piccolo riepilogo del mio percorso di studi.
Laurea Triennale presso la Seconda Università degli Studi di Napoli in Psicologia del disagio relazionale e individuale.
Tirocinio pre laurea triennale in una clinica neuropsichiatra, dove inizio a imparare a somministrare i principali test neuropsicologici.
Mi trasferisco all’Aquila e prendo la Laurea Specialistica in Psicologia Clinica e Dinamica.
Svolgo il tirocinio presso la cattedra di sessuologia con il prof. Jannini e scrivo un mattone di tesi sperimentale sulla percezione della bellezza nell’omosessualità femminile.
A questo, segue un anno e mezzo di tirocinio post laurea+volontariato in un Centro di Salute Mentale, dove seguo colloqui con psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, di valutazione, diagnosi e counseling.
Durante la specialistica all’Aquila inizio un corso biennale di psicodiagnosi dove imparo i principali test.
Successivamente corso annuale in psicologia giuridica e corso annuale in mediazione familiare.
Intanto, prendo anche la specializzazione in psicoterapia sistemico-relazionale e durante i 4 anni riesco a svolgere tutti tirocini interessanti, dal reparto di malattie infettive nell’ospedale di Caserta fino al reparto di tossicologia al Policlinico Vecchio a Napoli. Scriverò un capolavoro di tesi di specializzazione sulla speranza e cronicità nella terapia dell’alcolismo (il mio orgoglio *_* )
Confrontiamo ora questo percorso con le mie attività diversificate da libero professionista e vediamo da quali percorsi ho attinto le competenze. Consideriamo solo quest’anno (facciamo finta sia per brevità…)
a) Docenza per corso di formazione rivolto a cassintegrati per formarli al mestiere di addetto alla cura della persona. Ho insegnato Psicologia Sociale e Sociologia. Nessuno mi ha insegnato a insegnare, ma questo per fortuna fa parte delle mie doti naturali. Per gli argomenti di lezione ho sicuramente attinto alle mie conoscenze universitarie.
b) Consulenza tecnica di parte. Qui ho utilizzato le conoscenze apprese durante quasi tutti i percorsi post laurea, dalla psicodiagnosi, alla psicologia giuridica, alla mediazione familiare alla specializzazione. Se mi fossi fermata alle sole conoscenze universitarie, non avrei saputo dove mettere mano.
c) Pazienti vari: ovviamente ho fatto riferimento alle competenze apprese durante la specializzazione. Ma devo dire che anche dopo il tirocinio post laurea, seppure con la scontata inesperienza, ero in grado di condurre un colloquio in maniera professionale.
d) Docenza in psicodiagnosi rivolto a colleghi. La psicodiagnosi all’università non l’ho praticamente mai toccata (eppure i mie percorsi di studi sono stati tutti fortemente improntati alla clinica…), tutto quello che insegno, l’ho imparato dall’esperienza nel Centro di Salute Mentale e nel corso di formazione post laurea. Tra gli atti tipici dello psicologo c’è la diagnosi, ma non avrei saputo dove mettere mano senza un percorso specifico post laurea al riguardo.
e) Attivazione e/o rinnovo di vari siti internet (quello dell’Associazione Psicologi Campani, un altro blog qui su wordpress o il mio sito professionale e al momento ho tra le mani quello di una cooperativa). Non ho mai studiato informatica, non ho neanche piena consapevolezza di quello che faccio quando metto su un sito, intendiamoci…ma intanto lo faccio. Non saranno perfetti, ma funzionali direi proprio di sì. Certo, ho frequentato la facoltà di psicologia…ma vogliamo parlare dell’esame di informatica dove mi hanno “insegnato” a utilizzare il pacchetto office…? Quello che ho “imparato” in quelle 30 ore di corso non mi è tornato utile mai, nemmeno quando ho fatto la tesi sperimentale, dove confesso che mi sono fatta elaborare i dati da qualcun altro, perché non sapevo utilizzare nessun programma utile…
f) Stesura di vari progetti. Il 50% l’ho imparato all’università. Il 25% l’ho imparato su google, il 25% me l’ha insegnato (probabilmente senza saperlo 😀 ) la mia collega Pina. Durante la specialistica ho fatto un intero esame annuale tutto improntato alla progettazione (si chiamava Psicologia della Salute) e la docente, che credo sia rimasta solo per il mio anno prima di scappare in California (beata a lei) ci ha fatto lavorare praticamente sulla stesura di un progetto. Ma chi nella progettazione ci lavora, sa che un conto è presentare un progetto in una scuola, un altro conto è compilare un progetto in base ai format dei vari bandi. La mia collega Pina che da più tempo lavora in questo campo, ogni tanto mi assegna qualche “compito”, qualche pezzo di bando da compilare (soprattutto se si tratta di strutturare la formazione) e così con la sua guida ho imparato cose di cui mai avrei osato sospettare l’esistenza. E poi google. Quando tutto manca, troverai sempre qualcuno che avrà fatto la cosa che stai facendo prima di te!
g) Strutturazione di corsi di formazione: l’ho imparato guardando, soprattutto facendo da tutor e assistente nei corsi di psicodiagnosi, prima di essere lanciata nell’insegnamento.
h) Accreditamento di enti. Avete mai provato a farvi accreditare come provider ECM? Se sì, non c’è bisogno che parli. Se no, ci vediamo qui fra un paio di anni…Niente e nessuno può prepararti davvero ad avere a che fare con la burocrazia dello Stato Italiano.
Per il prossimo autunno ci sono altre possibilità in ballo, ma è meglio non dire gatto se non ce l’hai nel sacco 😉
Ma perché questo lungo elenco? Perché sto leggendo i risultati della mia piccola ricerca sugli abilitandi alla professione di psicologo e non posso fare a meno di pensare che per due prove su quattro (ma a volte pure tre) sono solo parzialmente (e a volte pure MOLTO parzialmente) preparati.
La prima prova gli chiede di richiamare conoscenze che dovrebbe avere e ok, a parte la noia, una laurea siamo arrivati tutti a prenderla se stiamo affrontando l’eds.
Ma per il progetto? In quante università si viene effettivamente preparati a scriverne uno? E il progetto che viene richiesto all’eds è piuttosto semplice come struttura, facciamo la domanda vera: in quante università si viene formati a leggere un bando per scrivere un vero progetto?
Il caso clinico, poi, è un tasto dolentissimo. Di teoria della clinica se ne fa tantissima (ed è fondamentale, non sentirete mai da una secchiona come me dire il contrario!), ma quanti hanno poi l’effettiva occasione di mettersi alla prova in un tirocinio post laurea effettivamente formativo? Io non ero preoccupata dalla III prova perché durante il tirocinio post laurea ne avevo davvero viste di tutti i colori e avevo trovato anche un confronto veramente soddisfacente con diversi professionisti e professionalità. Ma quanti possono dire lo stesso?
Per non parlare dell’orale! Chi ha mai sentito parlare di codice deontologico all’università? Le facoltà che hanno nel piano di studi dei corsi al riguardo si contano davvero sulle dita di una mano…eppure credo che la formazione alla propria deontologia professionale sia fondamentale in quel processo di costruzione dell’identità che più di tutto, secondo me, ci tutela dallo sfruttamento e dagli errori!
Finalmente stiamo facendo dei passi avanti su una definizione sempre più efficace e comprensibile della nostra professione…ma mentre facciamo questi passi avanti, forse dovremmo anche guardarci indietro per consentire a questi temerari che, nonostante una situazione occupazionale tragica, si iscrivono alla facoltà di psicologia di essere sempre più efficacemente preparati ad affrontare compiti e sfide professionali!
[Aggiornamento 13 Ottobre 2013: E’ finalmente disponibile anche sul sito del CNOP il parere del gruppo di lavoro “Atti Tipici” sulla Prevenzione e Promozione. Un poco di pazienza e tanta attenzione, mi raccomando! Ho comunque controllato e il refuso c’è ancora 😀 ]
Iscriviti alla newsletter del blog 😉
fiera di essere in quel 25% :-)………………
ti scrivo la mia esperienza.
Al vecchio ordinamento non ho mai studiato progettazione, nè all’esame di stato ho fatto una prova specifica, nonostante ciò mi diletto a scrivere progetti, e tra le mie attività diversificate, faccio 150.000 cose che non avrei potuto fare con quello che ho imparato durante il percorso universitario. La mia fortuna è stata di incontrare persone(non tanti psicologi, a dire la verità) che mi insegnassero(probabilmente anche loro senza esserne consapevoli) miriadi di cose. Ai tempi dell’università una prof ad uno degli ultimi esami ci disse “Dopo l’Università Andate e rubate!”. Mi fu chiaro che non era un invito alla delinquenza, ma non trovavo il senso di quell’imperativo. Successivamente ho pensato che forse la prof., consapevole che all’uni ci avevano dato poco o niente, ci avvertiva di sforzarci ad imparare dagli altri se avremmo voluto lavorare………oggi invece ho trovato un nuovo senso “le relazioni sono la chiave di tutto”: le relazioni con gli altri sono la vita e danno vita anche alle nostre nuove conoscenze. ❤
Sicuramente brava, ma chi ti dava i soldini per pagarti tutto e per mangiare in questi anni.
Percorso mio:
Mi sono iscritta nel 1995 a Psicologia mi sono laureata nel 2002, con conseguente tirocinio annuale che svolgevo al pomeriggio dopo aver lavorato nella fabbrica, per un totale di 10 ore al giorno..e non era un tirocinio significativo ma il primo che avevo trovato disponibile.. dato i miei numerosi impegni per vivere, nel frattempo vivevo da sola, per mantenermi ho fatto l’operaia per 24 anni in un ambiente degradato e povero di stimoli, a part time per poter studiare e con due paia di pantaloni o tre, presi da bernardi, perché non avevo tanti soldini.. Dimenticavo, nel frattempo avevo avuto un brutto incidente andando al lavoro, ovvio :-), due anni di cure, andavo a lavorare con la stampella per non perdere quel misero lavoro e con dolori, dopo due anni ho avuto un collasso nervoso e si sono manifestati i primi sintomi di un disturbo post traumatico da stess che ho curato per sei anni circa, nel frattempo lavoravo, studiavo con fatica, per fare un esame ci impiegavo tre mesi per le difficoltà di concentrazione, non ho dormito per anni, se non con l’uso di sostanza, incubi, sudorazioni notturne ecc ecc
Finalmente dopo un’ infinita fatica, continuando a lavorare mi sono laureata con un punteggio sopra i 100. Per il tirocinio mi sono dovuta adattare, esame di stato e poi ho lavorato per un anno circa 50 ore a settimana sette su sette per pagarmi l’analisi personale che dovevo concludere (5 anni), facevo la cameriera sguattera di sera e notte dal venerdi alla domenica sera in un locale e facevo l’operaia di giorno durante la settimana, con la mia laurea in tasca.
Nel 2006 faccio un corso di specializzazione a Milano e da questo inizio a fare formazione, integrando i soldi della fabbrica con quelli di operaia, smettendo finalmente di fare la sguattera cameriera tutto fare, questo sin al 2009. Nel 2009 inizia la crisi, l’azienda mi elimina, e con il 2010 devo bloccare tutte le attività extra di psicologa, perchè non posso cumulare reddito e devo sopravvivere con i 600 euro dello stato. Devo chiudere la partita iva appena aperta, mettermi i miei sogni in tasca e iniziare a fare lavori socialmente utili per integrare le entrare. Nel frattempo, nel 2010 mi iscrivo alla scuola di specializzazione ad indirizzo sistemico ed inizio a fare anche il tirocinio con fatica, ovvio, perché con i LSU non hai diritto allo studio, quindi di fatto tra tirocinio e scuola e LSU a 36 ore al giorno lavoravo ogni settimana sulle 50 ore di lavoro se non più..
I tirocini che ho potuto svolgere non sono così interessanti come i tuoi, perché non potendo dare continuità i tutor non mi insegnavano quasi nulla.. Nel frattempo ho fatto un concorso per un tempo determinato in ambito educativo e l’ho vinto, ho lavorato per circa un anno , una boccata di ossigeno per le mie finanze, ora sono senza lavoro di nuovo e sto studiando per un nuovo bando, ma nel frattempo finalmente pure io sto facendo un tirocinio interessante e con continuità in un ente, e sto imparando a usare strumenti ecc.. Le mie conclusione per il mio percorso di vita sono queste: per riuscire a fare lo psicologo come si deve è neccessario avere un buon budget iniziale in tasca, che ti copra il volontariato non pagato che ti devi fare e gli anni di precariato, oltre ad avere una famiglia che ti sostenga emotivamente per tutte le difficoltà che dovrai sostenere. Da questo fai le tue opportune considerazioni. Il mio parere e che tu sia tanto fortunata e non te ne rendi conto.Per quanto mi riguarda mi considero una psicologa molto formata, in grado di sostenere gli altri in tutte le difficoltà che incontrano, la durezza della mia vita è stata il mio tirocinio; ho sviluppato delle buone spalle e sensibilità, dall’altra mi ha reso dura con chi sfrutta i deboli per fare carriera, e parlo anche dei cari tutor o dei colleghi psicologi che se possono ti affossano per avere spazi in più. Bene, dopo questo coming out, che spero leggiate con interesse e vi faccia riflettere, buona giornata.
Non sono sicura di capire bene il tono del tuo messaggio.
Perché il mio post non è un vanto del mio percorso di studi, ma una critica al sistema universitario che in pratica obbliga, neppure tanto implicitamente, chi vuole fare questa professione a una formazione post universitaria eterna (e costosa). E l’ho fatto partendo da un’esperienza personale…d’altra parte questo è un blog…
Poi giuro che tutto quello che ho fatto e faccio posso giustificarlo economicamente, ma che dobbiamo fa’ la gara a chi è più bravo?
Mi sembra di leggere un pò di invidia nel suo commento, Olivia. Nessuno ha colpa per quel che le è capitato e le varie difficoltà e non c’è niente di cui dover penalizzare la dottoressa di cui sopra. Bisognerebbe essere felici delle fortune altrui, senza sentirsi sempre in dovere di rimarcare quanto infelici si è stati. Lei dice di essere una persona capace di sostenere gli altri, però non mi sembra proprio un intervento da persona sensibile essere empatica il suo. Forse, innanzitutto, oltre a pensare alla formazione noi futuri psicologi dovremo pensare a risolvere i nostri “conflitti”. In bocca al lupo a tutti
Cara Ada, concordo al 100% con te sul discorso della formazione post-laurea infinita. Se hai voglia di leggerlo, ti lascio il link agli atti di un convegno del 2009 ( ma avevo cominciato a dire le tue stesse cose anni addietro ……)
Fai clic per accedere a OPUSCOLO_unificato.pdf
Per quanto riguarda il “segretissimo” documento , è tale solo per l’esterno non per i colleghi. E fra pochi giorni (spero!) verrà liberato anche all’esterno……
Per il refuso ….. l’abbiamo riletto almeno 95 volte ( e non è un numero a caso, alla fine lo potevamo recitare a memoria ! ) in 4 persone e nonostante ciò ci è scappato qualcosa ….. siamo umani, chiedo venia ! Un saluto
Appena l’ho trovato, ho mandato una foto col refuso a Luca Pezzullo, che credo abbia teneramente sorriso della mia ossessività 😀
Per quanto riguarda la segretezza, era più una battuta che altro, alla fine non penso di avere la competenza per comprendere certi meccanismi…Non vedo l’ora però che questo vincolo venga tolto per vedere le reazioni di tutti (colleghi e non!)
Ho sorriso, ho sorriso 😉
Ps: ho scaricato l’opuscolo, lo leggo con calma in questi giorni…forse mi torna utile per un articolo che ho appena finito di scrivere rivolto ai futuri studenti di psicologia…(gli converrà?)
Gentile Ada, ti seguo ormai da tempo e devo dire che i tuoi post sono sempre molto interessanti, con quel tocco di ironia che fa riflettere senza scadere nella banalità, ma neanche nella depressione di una professione che ormai, anche secondo le considerazioni dell’APA, di qualche settimana fa, è giunta al capolinea.
Ritengo che nella professione di Psicologo, oggi, come in tante altre professioni ci si debba tenere sempre aggiornati e non pensare mai di aver concluso il proprio percorso, reinventarsi continuamente. Parafrasando una persona che ormai non c’è più credo sia importante: “STAY HUNGRY, STAY FOOLISH”, considerando noi, giovani Psicologi (con la “P” maiuscola) il motore di una disciplina, di una scienza, di una professione che per troppi anni ha fatto parte di una nicchia. Una professione che oggi stenta a mantenere una posizione di èlite così come dovrebbe essere visto che dovrebbe favorire il benessere dell’individuo…
La continua formazione da parte dello psicologo (e non solo attraverso corsi, ma anche con l’apertura mentale verso una società che cambia a ritmi repentini) o se vogliamo il suo continuo mettersi in gioco in campi sempre nuovi rappresenta la tendenza ad essere “affamati”, di relazioni, di conoscenze, ad essere “folli” nel cimentarsi sempre in situazioni nuove, in situazioni ove vieni considerato sempre uno pseudoprofessionista (“Perché? Cosa fa lo Psicologo”), da sottopagare, da sfruttare.
Non è solo un fattore economico che deve spingere o meno alla formazione (ho i soldi: mi formo; non ho i soldi: non mi formo), dovrebbe essere l’amore (permettimi di essere poetico!) verso una professione (la propria), un progetto, che si è scelto e si tenta di portare avanti al fine di dimostrare a se stessi ed anche alla società (soprattutto quella italiana) che un giovane Psicologo è capace di interfacciarsi e cimentarsi in varie realtà e può riuscire, grazie alle proprie doti professionali, di “dare qualcosa” a tutti i membri del gruppo.
Ti saluto
Pasquale Saviano