La domanda di colloqui psicologici (di counseling o di psicoterapia) online sarà sempre più in crescita.
Lavoro precario che spesso porta a spostarsi da una città all’altra, orari di lavoro variabili, trasferimenti all’estero: una condizione di vita stressante, spesso critica, che porta a cercare un supporto psicologico.
In questo articolo darò alcune dritte base per utilizzare al meglio lo strumento del colloquio psicologico online, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista degli strumenti.
DAL TECNICISMO ALLA TECNICA. In Psiche e tecnica Umberto Galimberti scrive:
«Il problema è: non cosa possiamo fare noi con gli strumenti tecnici che abbiamo ideato, ma cosa la tecnica può fare di noi»
Sono ormai molti anni che mi occupo di counseling e psicoterapia online e la domanda che più frequentemente mi sento porre è: come fai ad adattare il colloquio al setting online?
Si tratta in realtà di un falso quesito, che può farci cadere nella tentazione di far prevalere l’automatismo sul pensiero.
Un colloquio psicologico svolto online non può essere la semplice trasposizione del colloquio in studio, nemmeno semplicemente un altro setting dove il colloquio si svolge e meno ancora è una versione “light” del colloquio vis a vis.
Occorre fare attenzione a questi pregiudizi: se non ci sentiamo a nostro agio, può darsi che il setting online – almeno in questa fase – non faccia per noi.
Il colloquio psicologico online è un lavoro nient’affatto alleggerito rispetto a quanto accade nello studio. Occorre ricordare che in una relazione significativa come quella tra psicologo e paziente/cliente il fattore determinante NON è la forma esteriore che la relazione assume, ma il SIGNIFICATO DELL’ESPERIENZA nel suo complesso ed è su questo significato che psicologo e paziente si trovano costantemente a lavorare.
LO SGABELLO A TRE GAMBE. Nello svolgimento del nostro lavoro sediamo costantemente su uno sgabello a tre gambe: se una è cedevole, avremo un equilibrio precario e rischieremo seriamente di cadere, noi e il paziente.
Le tre gambe dello sgabello sono tre aspetti che ritroviamo in tutti i tipi di consulenza psicologica e che per le consulenze online vanno ripensati nei risvolti espliciti e impliciti che essi assumono per il terapeuta e per il suo paziente.
- Deontologia: La deontologia è l’insieme di norme non giuridiche che regolano la pratica professionale. Non un fardello, non una serie di limiti insensati: nella deontologia si annidano le buone prassi per svolgere bene il nostro lavoro, a tutela della professione e soprattutto dell’utenza. Nelle consulenze online vanno ripensati soprattutto
- Il consenso informato. Non si tratta solo di un modulo da far firmare; il consenso deve essere appunto informato: terapeuta e paziente devono avere chiaro cosa stanno andando a fare insieme. Dal punto di vista pratico è utile chiarire quale piattaforma verrà utilizzata e quali saranno le modalità di pagamento (quali tempi? in che forma?). Non trattiamo questi momenti con superficialità: ci stiamo giocando i primi confini della nostra relazione terapeutica. (In questo ebook che puoi scaricare gratuitamente trovi dei modelli di consenso informato che puoi adattare alle tue esigenze).
- Riservatezza. Oltre a tutto quanto per legge è necessario definire in merito al trattamento dei dati, nel caso delle consulenze online è opportuno esplicitare che né da parte del terapeuta né da parte del paziente ci saranno terzi non visibili nella stanza e non si registreranno le sedute. Ovviamente il fatto di dirlo non rende tutto questo per forza reale: ed ecco che entra prepotentemente in campo il tema della fiducia, da parte di tutti gli attori, sin dalla prima definizione dell’appuntamento.
- Tecnologia. Innanzitutto è necessario scegliere una piattaforma di cui siamo esperti: se un problema tecnico è dietro l’angolo, dobbiamo avere modo di potervi porre rimedio rapidamente. C’è poi da gestire l’aspetto della sicurezza: se utilizziamo un pc condiviso dobbiamo separare gli accessi che utilizziamo per il lavoro. Se utilizziamo apparecchi mobili, come telefoni o tablet, teniamo presente il rischio di furto o smarrimento e proteggiamo i nostri dati e quelli dei pazienti.
- Pratica clinica. Nella pratica clinica dei nostri colloqui faremo certamente riferimento al modo di lavorare che abbiamo anche in studio, ma nel dare significato all’esperienza che condividiamo con il paziente è opportuno tenere presente che internet è un territorio che nella mente nostra e del paziente ha delle rappresentazioni e degli utilizzi ben precisi e diversi da quelli della terapia.
- Internet è un luogo usato per azioni quotidiane. Il terapeuta e il paziente lo usano per chattare con gli amici, organizzare le vacanze, cercare un ristorante. Poi lo usano anche per fare terapia. Questo può agevolare scivolamenti di contesto dal terapeutico all’ “amicale” che è bene che il terapeuta prevenga.
- Internet facilita assetti comunicativi regressivi: pensiamo al fenomeno degli haters o agli amori idealizzati che nascono in rete. Questo potrebbe facilitare processi di idealizzazione del terapeuta da parte del paziente: un fenomeno tipico di molte relazioni terapeutiche che su internet può trovare terreno ancora più fertile.
- Internet è il luogo del proibito, del segreto, della trasgressione a volte pure dell’illegale: un luogo dove si cerca di giocare fuori dalle regole. Regole che invece sono importanti per la terapia e il cui rispetto sono importanti per il buon esito della stessa
ANALISI DELLA DOMANDA E PRESA IN CARICO. Alcune accortezze sono necessarie anche in fase di analisi della domanda in caso di richiesta di presa in carico:
- Se il paziente è di un’altra città, perché non cerca un terapeuta nella sua stessa città e sceglie una terapia online? E’ un tentativo di controllare la distanza relazionale? In che modo?
- Se ci contatta perché vuole “proprio noi”, è opportuno approfondire le ragioni di questa volontà, tra dinamiche seduttive o idealizzazioni.
Se sei arrivato fino in fondo a questo articolo, hai probabilmente scoperto che il counseling online è molto più complesso di quanto immaginavi: spero perciò di averti dato modo di riflettere su alcuni aspetti che potevano apparire scontati.
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Ciao, intanto complimenti per la chiarezza. Una domanda che vorrei farti è relativa alla tariffa da applicare. Alcuni dicono che bisogna far pagare meno perché manca il contatto diretto, altri che, per lo stesso motivo chieno di più perché il lavoro è più complesso, altri applicano la stessa tariffa di persona e online (cosa che faccio se mi capita se un mio paziente è momentaneamente lontano per lavoro). E inoltre tu consigli il pagamento anticipato? Cosa consigli?
Grazie mille
Se si ha in testa che è un lavoro diminuito, secondo me tanto vale inviare il paziente.
Come tutti i sistemi, se cambi un elemento, cambia tutto il sistema: è un lavoro diverso, a volte anche più complesso.
Io personalmente applico la stessa tariffa. Di fatto, se anche fosse un tipo di lavoro più difficile, è pure vero che c’è un risparmio di tempo e soldi (puoi farla da casa senza doverti spostare).
sul pagamento anticipato ho fatto diversi interventi ai convegni. Ognuno si regola come preferisce, basta che ha presente cosa sta maneggiando con questo tipo di richiesta, ossia l’elemento del controllo e della fiducia all’interno della relazione.
Personalmente, io i faccio pagare dopo, anche accumulando 3/6 sedute e in tanti anni non ho mai avuto difficoltà a ricevere i pagamenti